Sette (quasi tutti assassini) evadono dal carcere a Palmi
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STORIA Sette (quasi tutti assassini) evadono dal carcere a Palmi 04/02/1975 

Clamorosa evasione in massa dalle carceri giudiziarie di Palmi Calabro: sette detenuti per reati gravissimi (uno già condannato all'ergastolo), sono riusciti ad evadere dopo aver segato le sbarre e legato due agenti di custodia. Gli evasi sono: Vincenzo Tropeano, 41 anni, da Varapodio, condannato dalla Corte d'Assise di Palmi a 28 anni per omicidio; Giuseppe Galliano, 22 anni, da Marina di Gioiosa Jonica, in attesa di giudizio per omicidio; Carmine Gerace, 25 anni, da Gioia Tauro, condannato a 30 anni per triplice omicidio; Filippo Gerace (cugino di Carmine), 23 anni, da Gioia Tauro, incriminato per sequestro di persona; Giuseppe Papalia, 26 anni, da Delianuova, accusato di omicidio; Giovanni Greco, 32 anni, da Molochio, condannato a vita per omicidio; Antonio Scopelliti, 33 anni, da San Roberto, ritenuto uno dei capi della “anonima sequestri”.

Il piano è scattato poco dopo le 3: segate le sbarre dei cancelli delle camerate, i sette, armati di pistola e di coltelli, hanno fatto irruzione nell'ufficio matricola, dove hanno immobilizzato l'appuntato Domenico Vitale e l'agente Felice Capece. Dopo avere saldamente legato e imbavagliato i due agenti, i detenuti hanno staccato i fili del telefono e si sono impossessati delle chiavi del cancello che dà sul cortile. Quindi hanno costretto la sentinella, Domenico Masciari, ad aprire il portoncino in ferro che consente di salire sul tetto delle carceri. Hanno poi annodato delle lenzuola calandosi in strada, dove probabilmente erano ad attenderli dei complici. Il cane di guardia delle carceri è stato trovato stordito e chiuso dentro una garitta.

Sulla clamorosa evasione è stata immediatamente aperta un'inchiesta e dopo alcune ore, il sostituto procuratore della Repubblica di Palmi, dottor Sposato, ha spiccato ordine di cattura contro l'agente Masciari, accusandolo di favoreggiamento. La sentinella è stata trovata in piedi, vicino al cancello, con le braccia legate. Secondo gli inquirenti il Masciari, che avrebbe potuto gridare perché non era imbavagliato, ha dato l'allarme con un quarto d'ora di ritardo, per consentire agli evasi di mettersi al riparo. Dall'alba di stamane sono in corso gigantesche battute nella Piana e in Aspromonte. La caccia ai sette si svolge sotto le personali direttive del questore di Reggio, dottor Elio Gerunda.

E' opinione generale, che essa non darà risultati immediati: gli evasi possono sicuramente contare sulla solidarietà dei numerosi latitanti che infestano l'Aspromonte.

La Stampa 4 febbraio 1975 


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