Il carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia è in rivolta. I detenuti, dopo l'ora d'aria hanno cominciato a rumoreggiare e a rifiutarsi di rientrare nelle celle. Qualcuno ha appiccato il fuoco ai pagliericci, mentre una quindicina di loro sono saliti sui tetti lanciando tegole nel cortile e in strada. La zona è circondata; gli agenti di custodia hanno sparato raffiche di mitra a scopo intimidatorio. C'è molta tensione, ma non ci sono vittime. I reclusi protestano per il ritardo in cui viene attuata la riforma e denunciano di essere picchiati dalle guardie. A mezzanotte la rivolta non era ancora stata sedata. Nel carcere ci sono 192 reclusi, ma solo 113 di questi si sono “associati” ai rivoltosi.
Verso le 18 dopo l'ora di aria quindici detenuti sono saliti sul tetto molti altri hanno cominciato a dar fuoco ai pagliericci. E' scattato l'allarme e l'edificio è stato circondato dalla polizia che ha iniziato un nutrito lancio di bombe lacrimogene. Nonostante il fumo che li soffocava e bruciava loro gli occhi, i rivoltosi non si sono arresi. Lanciano tegole e pezzi di mattone in strada. Due gondole che erano ancorate vicino al muro di cinta del penitenziario sono affondate. Un funzionario di polizia ha tentato di parlare con loro con un megafono. E' stato zittito. “Vattene - gli hanno urlato - " prendi Questi” e gli sono piombate attorno teste di mattone, tegole, pezzi di legno. Il funzionario ha appena fatto in tempo a mettersi al riparo. A mezzanotte la rivolta, come abbiamo detto, continua. I detenuti sono in piedi sui cornicioni e agitano i giubbotti come bandiere. Urlano, sbraitano. La situazione è però sotto controllo.
La Stampa 12 aprile 1975