"Quelle scarcerazioni nel pieno dell'emergenza Covid sono state un segnale devastante". Lo dice Tina Montinaro, la vedova del caposcorta di Giovanni Falcone, in un'intervista a 'La Repubblica'. "Non parlatemi di svista - ripete - perché la lotta alla mafia deve essere fatta da persone competenti. E alla fine, tanti boss hanno lasciato il carcere, e noi familiari delle vittime siamo rimasti rinchiusi nel 41 bis del nostro dolore, a scontare il vero ergastolo".
"Un decreto da solo", dice parlando del decreto di Bonafede che ha riportato in carcere 111 mafiosi, ''non potrà mai rimarginare una ferita grande che si è venuta a creare". "Cosa devo dire io ai ragazzi dei quartieri di Palermo quando vedono tornare a casa il mafioso? - aggiunge - Lo Stato non ha dato davvero un buon esempio, non ha saputo garantire la certezza della pena".
"Innanzitutto, chiariamo: io sono la prima a dire che anche il mafioso più incallito ha diritto a essere curato. Noi siamo lo Stato, noi siamo la legalità - continua - Detto questo, non si dovevano mandare a casa mafiosi pericolosi, ma attrezzare le tante strutture sanitarie presenti all'interno delle carceri".
"Siamo alle questioni basilari, come si fa a non rendersi conto? - prosegue - Un mafioso si alimenta delle relazioni nel suo territorio, dove gode di complicità e protezioni. Gli arresti domiciliari non sono affatto un limite, una barriera, come tante inchieste giudiziarie ci hanno dimostrato. Ma voglio tornare ancora sulla questione del diritto alla salute". "Vorrei che si parlasse anche delle condizioni di salute degli ultimi rinchiusi nelle carceri: i migranti, i tossicodipendenti, tutti coloro che non hanno soldi per ingaggiare grandi avvocati o relazioni per mobilitare opinionisti", spiega.
"I casi Riina e Provenzano sono un modello a cui fare riferimento - aggiunge - I padrini delle stragi ebbero la migliore assistenza possibile in strutture ospedaliere penitenziarie, dove venivano anche visitati dai familiari".
I vecchi mafiosi, sottolinea Montinaro, ''rappresentano dei simboli per i più giovani. Simboli di illegalità che continuiamo a combattere ogni giorno con un lavoro sul territorio. E se sul territorio ritornano, allora rischiamo di perdere la nostra battaglia. Anni di lavoro in fumo, giovani che si allontanano. Con le scarcerazioni dei boss lo Stato ha perso una cosa soprattutto, la credibilità".
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