Un appello dalle carceri per estendere l'amnistia Inviato ai parlamentari piemontesi e al governo dai cappellani delle « Nuove ». « Ne beneficiano pochi ».
I 750 detenuti delle « Nuove » aspettano l'approvazione definitiva del provvedimento di amnistia che sarà discusso dal Parlamento. Lunedì scorso un gruppo del secondo braccio ha protestato, in forma pacifica, contro la limitatezza del progetto governativo. La dimostrazione si collega a quelle avvenute nelle maggiori carceri italiane.
La domanda è: « Sarà una mini-amnistia? Quanti potranno beneficiarne? Perché non estenderla come quella del '66? ». I cappellani delle « Nuove », padre Ruggero e padre Mario, hanno indirizzato una lettera ai parlamentari del Piemonte, per chiedere il loro Intervento a favore di una estensione della amnistia.
Nel progetto che andrà alle Camere non sono compresi parecchi reati e il condono è limitato ad un anno solo, o a sei mesi per .chi ha già ottenuto dei benefici per la stessa condanna. « Il progettato atto di clemenza — dice la lettera — ha suscitato viva delusione nei detenuti e net loro familiari, che dalle notizie di stampa erano portati a sperare in un atto che fosse veramente pacificatore degli animi.
Anche noi siamo rimasti sorpresi ». Padre Ruggero ha consegnato ieri mattina una copia della lettera al ministro del Lavoro Donat Cattin, presenti gli on. Savio, Curti e Bodrato. « Se il progetto non cambia in meglio — ha detto il cappellano — saranno pochissimi i detenuti che potranno beneficiarne. A Torino soltanto una quarantina ».
L'attenzione dei carcerati si appunta anche sul decreto legge del 1° maggio che stabilisce i nuovi termini per la custodia preventiva. Abbiamo scritto giovedì che con le nuove norme almeno il dieci per cento degli ospiti delle « Nuove » potrà tornare in libertà. Ieri il decreto è stato ciclostilato e distribuito in ogni cella su interessamento di padre Ruggero. Oggi o domani un magistrato spiegherà le disposizioni agli interessati.
Molti detenuti hanno chiesto colloqui con gli avvocati, per l'esame delle loro posizioni. Dalla Sardegna è giunto ieri un telegramma. L'avvocato informa II suo assistito: « Ho chiesto la scarcerazione immediata ». Alcune istanze sono state già presentate ai magistrati. I giudici dell'ufficio istruzione, che hanno il maggior carico di lavoro ed ora saranno costretti ad accelerarlo per non fare scadere i termini del carcere preventivo, dicono: « Sono norme giuste, ma come faremo ad istruire tutti l processi in tempo? Aumentano le garanzie dell'imputato, ma la lentezza della giustizia è dovuta a problemi di fondo. Palliativi come l'amnistia non risolvono niente ».
La Stampa 8 maggio 1970