È stata chiamata tre volte dal carcere per sottoporre la detenuta Alice Sebesta ad una visita psichiatrica eppure non si è mai presentata. Finisce indagata per omicidio colposo la psichiatra dell'Asl che due anni fa prestava servizio nel carcere di Rebibbia, quando la donna di 33 anni tedesca (poi riconosciuta incapace di intendere e volere) ha ucciso i due figlioletti, Faith di 6 mesi e Divine di 19, gettandoli dalle scale.
Sebesta, infatti, fin dal suo ingresso nel penitenziario, era stata subito notata per i suoi disturbi. Tanto che psicologi, educatori e agenti avevano segnalato quei comportamenti anomali. La donna, infatti, lasciava i suoi bimbi senza mangiare, gridava immotivatamente e toglieva i giochi ai figli delle detenute che condividevano la stanza con lei, e che per questo erano preoccupate.
La stessa era stata sottoposta alla "grande sorveglianza" per una settimana, "soprattutto nell'interesse dei minori" (un controllo non a vista ma rigido da parte della Polizia Penitenziaria). Una volta, tra l'altro, aveva fatto urtare involontariamente la testa di uno dei figli contro una porta, e proprio per questo era stata richiesta una consulenza psichiatrica.
Quel colloquio con la psichiatra, però, non è mai avvenuto, sebbene la direzione del carcere lo abbia sollecitato tre volte. La psichiatra, dunque, ora è indagata per omicidio colposo: con la sua condotta omissiva avrebbe causato l'uccisione da parte di Sebesta dei figli.
Nelle scorse settimane la psichiatra è stata chiamata dalla procura ma non ha fornito risposte utili. Il prossimo passo da parte del pm Eleonora Fini sarà la chiusura delle indagini. Sebesta era stata arrestata il 26 agosto del 2018 con 10 chili di marijuana in auto e portata a Rebibbia, dove il 18 settembre ha ucciso i figli. Per questo era stato aperto un fascicolo per duplice omicidio volontario ed era stata disposta una perizia dal gip, nell'ambito di un incidente probatorio.
L'esito ha portato alla luce che Sebesta è incapace di intendere e volere: così è stata archiviata nel processo per l'uccisione dei figli, e assolta perché non imputabile in quello per droga. Il giudice ha disposto anche il trasferimento in una Rems, le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza per gli autori di reati con disturbi mentali, per 15 armi.
Che la donna non fosse sana di mente era apparso chiaro fin da subito: già le dichiarazioni fatte alla procura, nell'indagine per omicidio, avevano lasciato qualche perplessità: "Ho fatto bene a fare ciò che ho fatto, così i miei bambini sono liberi - aveva detto Sebesta - soffrivano troppo qui. Ora almeno sono in paradiso".
La Repubblica