Dopo la trasmissione dell'altra sera, pare che gli agenti si siano trovati a sedare un principio di rivolta nel carcere di Piacenza. L'attacco dei sindacati della Polizia Penitenziaria.
La sera del 23 maggio è andato in onda durante la trasmissione Le Iene su Italia 1 un servizio del giornalista Viviani in cui un ex detenuto ha raccontato vicende di maltrattamenti che - a suo dire - afferma di aver ricevuto quando era in carcere a Piacenza e a Parma. Fatti per i quali, a quanto pare, esiste già l'archiviazione dell'indagine che ne era scaturita dopo la denuncia e l'interessamento di un parlamentare 5 Stelle.
Pare però che, durante la messa in onda della trasmissione la sera del 23 maggio, nel carcere piacentino delle Novate si siano vissuti momenti di forte tensione con un principio di rivolta da parte di alcuni detenuti che stavano guardando la televisione.
«Complimenti a tutti i poliziotti penitenziari piacentini che sono intervenuti in modo professionale e solerte, cosi da scongiurare eventuali alterazioni in essere». Così il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria (Sinappe) interviene riguardo ai gravi fatti accaduti nel carcere di Piacenza l'altra sera. «In seguito al “discutibile” servizio mandato in onda dalla trasmissione Le Iene in cui sono stati descritti fatti di due anni fa, con giusta sentenza di archiviazione da parte della magistratura - si legge in una nota del sindacato - i detenuti del penitenziario piacentino compromettevano l'ordine, la sicurezza e l'incolumità fisica del personale: una vera e propria rivolta consumata in quasi tutte le sezioni detentive con incendi, danneggiamenti a beni, lanci di feci e disordini vari. Certo, appare retorico rivisitare “il probabile processo di marketing” posto in essere dal programma - continua Antonio Fellone, segretario nazionale - a danno dell'immagine del Corpo di Polizia Penitenziaria, che consta di donne e uomini che servono lo Stato con eleganza professionale. Una polveriera, diremmo oggi, che ha urgente bisogno di utili azioni ed interventi di riparo, a fronte di episodi che purtroppo crescono in maniera esponenziale, considerata anche la notevole presenza di detenuti stranieri e soggetti psichiatrici».
Il segretario ha anche incontrato una delegazione locale capeggiata dal segretario provinciale Luciano Sciorio.
«Attendiamo - conclude la nota - una forte presa di posizione dell'Amministrazione sia periferica che centrale in merito ai fatti accaduti (nei confronti dei detenuti promotori) e, se servirà, rivendicheremo la nostra dignità per mezzo di ogni azione di protesta».
Anche l'unione dei sindacati di Polizia Penitenziaria (Uspp) interviene sulla vicenda.
«Anche in questa occasione - si legge in una nota ufficiale - il massacro mediatico non ha previsto un contraddittorio ed è stato perpetrato un attacco a senso unico nei confronti degli agenti della Polizia Penitenziaria senza diritto di replica e senza precisare lo stato dell’arte rispetto a procedimenti giudiziari che si sarebbero avviati a seguito delle denunce di tale soggetto».
«Stanti le gravi accuse avanzate nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso le sedi di Piacenza e Parma, che si aggiungono a quelle dirette al personale in servizio presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale, si rinnova la richiesta affinché si valuti ogni idonea azione a tutela dell’immagine degli agenti di Polizia Penitenziaria. Infatti non è con il silenzio che si dovrebbe far emerge quanto approfondite indagini e accertamenti espletati dalla magistratura hanno decretato l’assoluta inconsistenza delle accuse mosse nei confronti degli agenti che, anche nel caso di intervento con la forza, sono stati costretti ad usarla ma sempre nel rispetto della Legge».
«Ciò perché un sordo silenzio dell’Amministrazione si ritiene sia la strada idonea solo ad alimentare sospetti quando è ben noto come il personale intervenga sempre in modo corretto per lo più per sedare i comportamenti contrari alla disciplina e per scongiurare atti che possano pregiudicare anche l’incolumità stessa dei detenuti e degli agenti. Senza dilungarsi oltre, esprimendo la più ampia solidarietà al personale sottoposto a questa continua “gogna mediatica” si resta in attesa di conoscere le iniziative che riterrà di adottare, anche per lo spregio con cui il giornalista latore del servizio ha ritenuto di chiamare il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria (“guardie carcerarie”) essendo certi che a fronte di pochi soggetti pronti a “sparare a zero” sull’onorabilità del Corpo ce ne siano migliaia che apprezzano l’umanità con cui il personale opera».
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