Torino le Nuove: caos dopo la rivolta, danni che superano i 300 milioni
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STORIA Torino le Nuove: caos dopo la rivolta, danni che superano i 300 milioni 15/04/1969 

I lavori di ripristino costeranno più di 300 milioni, secondo una prime valutazione, e richiederanno non, meno, di sei mesi.

Terminata la sommossa alle carceri giudiziarie, rimane il compito di stabilire i danni e di fissare il periodo di tempo e la somma necessaria per ripristinare le celle e i servizi. In questi atomi di tumulti i detenuti hanno occupato il gabinetto odontoiatrico presso l'infermeria, i laboratori di falegnameria e di meccanica. Si sono riforniti di lime, di mole smeriglio e di numerosi altri attrezzi che possono servire per un'evasione. Si sono fabbricati dei pugnaletti o punte afflilate con i quali sono in grado di aggredire gli agenti di custodia che, nell'interno delle prigioni, circolano sempre disarmati.

Lo sfollamento avviene dopo che ogni detenuto viene perquisito minuziosamente. Bisogna evitare a tutti i costi che i prigionieri trasferiti portino armi. Alcuni, prima di presentarsi alla « matricola » per essere imbarcati sul treno, nasconderanno ferri ed attrezzi fra mattoni- sconnessi, sotto le tegole, nel pavimento o nei cortili.

L'opera di ripristino e di bonifica non consiste soltanto nel rimettere le serrature alle porte delle celle e fissare con cardini più resistenti i cancelli che sono stati abbattuti. E' necessario andare alla ricerca di tutti i ferri che possono costituire un serio pericolo Quasi tutte le brandine sono state rotte per ricavarne spranghe di ferro da usare come clave nell'opera di distruzione vandalica. I pagliericci sono stati incendiati. Soltanto stamane le autorità hanno potuto mettere piede in alcuni « bracci ».

Si dovranno usare « minedetectors » per scoprire tutti gli attrezzi metallici che sono stati seppelliti net cortili, rifare tutte le sbarre alle finestre, ricostruire muri, servizi igienici, rimettere l vetri rotti, restaurare la cappella, controllare le tegole, i cunicoli sotterranei. Sono da rifare le tubature dell'acqua, le fognature e gli impianti elettrici. I laboratori dove si fabbricano le bilance per la ditta « Giovenale » e i fiori di plastica per la « Bosco » sono devastati ed il materiale bruciato. Sono andati distrutti il gabinetto schermografico e quello odontoiatrico; I medicinali inservibili.

Le autorità comunali hanno sollecitalo al ministero di Grazia e Giustizia l'abbattimento delle « Nuove » e la costruzione di un nuovo edificio più razionale, efficiente e decentrato.

La richiesta è caldeggiata dalla magistratura e dalle altre autorità cittadine. Fino a questo momento non è stato studiato alcun progetto che riguardi la nostra città né è stata presa in considerazione la ricerca di un terreno adatto. Il ministero ha replicato che la sistemazione di un detenuto in una prigione moderna costa non meno di 5 milioni e che un carcere per mille persone comporterebbe, di conseguenza, una spesa di 5 miliardi.

E' però vero che l'area delle « Nuove » ha un valore ben maggiore e che, secondo il progetto del « Centro direzionale », dovrebbe essere destinata a banche e ad uffici della « City ». Ma nella permuta di terreni l'Erario agisce sempre con molta lentezza, dovendo compiere un'infinità di pratiche e di controlli. Si provvederà quindi a riparare le «Nuove», lasciandole press'a poco come sono, pur sapendo che saranno denari gettati dalla finestra, poiché per quanto ammodernato, il vecchio edificio rimarrà sempre un edificio insicuro, « un invito — come ha dichiarato il giudice di sorveglianza dott. Franco — alle evasioni ».

La Stampa, 15 aprile 1969


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