Il magistrato ha sequestrato in una cella sapone e tavolette di bachelite: forse sono avanzi del materiale usato per preparare la rivoltella falsa - L'esame tecnico-chimico affidato al laboratorio d'Igiene - Non si esclude un'inchiesta disciplinare. Un gesto di umanità ricambiato con l'assassinio dei tre carabinieri
Prosegue l'inchiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Alessandria dott. Parola sulla tragica sparatoria dl lunedì mattina del cellulare agganciato al treno « locale » 2811 Alessandria-Genova. Nella sparatoria sono morti tre carabinieri e due detenuti che avevano tentato dl evadere.
Il magistrato ha interrogato alle « Nuove » detenuti e agenti dl custodia per tentare di stabilire se Luigi Calciago e Paolo Brollo abbiano avuto complici nella preparazione del piano d'evasione. I due si sono serviti di una finta rivoltella, perfetta imitazione di una calibro 9, anche nei particolari, al punto che erano stati incisi alcuni segni che potevano par pensare al numero di matricola.
Malgrado il naturale riserbo del magistrato, si è appreso che il sostituto procuratore ha raccolto elementi tali da fare ritenere che uno dei due detenuti avesse con sé la finta rivoltella al momento di lasciare il carcere torinese, la mattina dl lunedì scorso. Il giudice inquirente avrebbe ricavato questa convinzione dai molti, approfonditi interrogatori (qualcuno, sembra, ha rischiato un'incriminazione per falsa testimonianza). Il magistrato ha Inoltre sequestrato, ln una delle celle, sapone e tavolette di bachelite; non si può escludere che siano parte del materiale usato per preparare in ca.cere la finta rivoltella. La risposta sicura dovrà darla la perizia tecnico-chimica, affidata dal sostituto procuratore alla dottoressa Lucia Dalmasso, direttrice della sezione chimica del Laboratorio provinciale d'Igiene di Alessandria. Qualora risultasse che la « calibro 9 » di sapone è sfuggita alla perquisizione cui vengono sottoposti i detenuti al momento della traduzione, il magistrato inquirente solleciterà, al competente ministero, un'Inchiesta disciplinare.
Purtroppo le indagini hanno stabilito che il trattamento umano riservato ai detenuti dai carabinieri di scorta sul tragico cellulare ha avuto il suo peso nel tentativo d'evasione. L'appuntato Candido Leo (una delle vittime), in qualità di capo della scorta, aveva permesso che le porte degli scomportimenti-cellette rimanessero aperte e che i detenuti, privi di manette, potessero passeggiare nel cellulare: un gesto di umanità che Calciago e Brollo, delinquenti pronti a tutto, hanno ricambiato mettendo in atto il piano d'evasione, non esitando a uccidere di fronte alla reazione del carabinieri.
I due erano alle « Nuove ii da un mese: sistemati in celle diverse, avevano però modo d'incontrarsi durante l'ora della passeggiata. Al tentativo d'evasione non hanno preso parte gli altri sei detenuti, che si trovavano sul cellulare al momento della sparatoria: gli alessandrini Mario Paoluccl e Osvaldo Trognacara; Renzo Malechini, di Torino; Carmelo Doroux, di Pont Saint-Martin; Salvatore Mento, di Biella, e Antonio De Villa. Nel seminterrato dell'ospedale « San Giacomo » di Novi giace ancora il corpo di uno dei banditi uccisi, il trentunenne Paolo Brollo, di San Dona di Piave. Anche ieri nessuno dei suoi congiunti si è fatto vivo, nessuno ha chiesto il suo corpo o dato disposizioni per i funerali. Alcuni parenti, rintracciati per telefono, hanno risposto di non conoscerlo. Stamattina, a cura del Comune, il cadavere del Brollo sarà tumulato ln una fossa del campo numero sei del Cimitero di Novi Ligure.
La Stampa 29gennaio 1971