Il taser potrebbe essere usato anche dalla Polizia Penitenziaria nelle carceri. Dopo la sperimentazione partita tra le polemiche il 5 settembre scorso in 11 città dove gli agenti della polizia di Stato, grazie a un decreto del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, sono stati dotati della pistola elettrica, la Lega tira dritto e non abbandona la linea dura. Anzi. L'idea è del sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, deputato forlivese del Carroccio: "Dopo l'esordio positivo della sperimentazione del Taser messo in dotazione alla Polizia di Stato in undici città, credo che sia legittimo prevederne l'utilizzo sperimentale, in certi casi, anche per la Polizia Penitenziaria".
Il Sottosegretario ricorda "i ripetuti episodi di violenza da parte di detenuti nei confronti di agenti in vari istituti carcerari" e vede nel taser "un mezzo di deterrenza, che può avere anche un effetto preventivo come abbiamo già avuto modo di vedere a Milano, Catania e Torino, solo per fare un esempio, ed è efficace anche per ridurre i rischi per l'incolumità degli agenti nell'affrontare aggressioni, impedendo la colluttazione fisica".
La richiesta di avere in dotazione un arma di questo tipo era arrivata in passato dai sindacati della Polizia Penitenziaria ma mai nessuna forza politica l'aveva assecondata. Proprio qualche giorno fa, quando la sperimentazione del taser per la polizia di Stato è partita, il segretario nazionale del coordinamento sindacale penitenziario, Domenico Mastrulli, aveva espresso tutta la sua delusione: "Peccato – aveva detto - che gli agenti in servizio nelle carceri italiane continuino ad essere considerati carne da macello. L'ultimo grave episodio si è verificato nei giorni scorsi nel penitenziario di Prato dove un detenuto sudamericano ha aggredito violentemente quattro poliziotti penitenziari, uno di loro rimasto gravemente ferito alla gola con colpi di lametta. Se un solo agente deve avere sotto controllo settori penitenziari composti dai 100 ai 200 detenuti, forse sarebbe opportuno che quel poliziotto sia messo nelle condizioni di difendersi dalle aggressioni".
Attualmente, ricorda il sottosegretario Morrone, "gli agenti della Polizia Penitenziaria possono intervenire con degli sfollagente o a mani nude o con la semplice mediazione a sedare rivolte o risse di detenuti". Per avere la pistola elettrica anche negli istituti penitenziari, spiega il leghista, "servirà naturalmente anche un'adeguata formazione, ma credo che sia giunto il momento che anche l'Italia sia adottato questo strumento, come in tanti altri Paesi, tra cui Francia, Germania e Gran Bretagna. E' evidente che di fronte all'escalation di violenza da parte della criminalità, anche tutte le Forze di Polizia devono essere dotate di nuovi dispositivi di sicurezza per la propria salvaguardia e per quella dei cittadini. Naturalmente l'uso dei nuovi dispositivi deve essere commisurato alla situazione di pericolo, tuttavia crediamo che si debba prevedere per gli agenti di Polizia Penitenzia un piano di attività e di formazione per la difesa personale, anche sull'esempio di tanti altri Paesi che sul fronte della sicurezza sono più avanzati".
La decisione finale tuttavia spetta al ministro della Giustizia dal quale dipende il corpo di Polizia Penitenziaria: "Nei prossimi giorni porterò la mia proposta all'attenzione del ministro Alfonso Bonafede (M5s) e gli chiederò di procedere su questa strada mettendo a punto, in tempi rapidi, un progetto che possa essere applicato efficacemente, con le dovute accortezze, anche negli Istituti di pena".
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