Se due giorni fa tra gli agenti della Penitenziaria in servizio al carcere di Santa Maria Capua Vetere erano 100 i malati per stress da lavoro, oggi sono diventati 130, e la gestione ordinaria della struttura “è ormai insostenibile”. Voci dall’interno del penitenziario confermano come dopo il doppio episodio che ha fatto schizzare alla ribalta della cronaca la struttura carceraria casertana, le condizioni di lavoro non siano assolutamente migliorate.
La notifica degli avvisi di garanzia da parte dei carabinieri agli agenti penitenziari di giovedì 11 giugno, e la rivolta dei detenuti di sabato 13 giugno, hanno lasciato strascichi significativi tra gli agenti, che non riescono più a sopportare l’atmosfera che si respira; i circa 80 uomini del Gom inviati dai vertici del Dap come rinforzo non hanno compiti di servizio, per cui qualcuno, specie tra i sindacalisti, li giudica anche poco utili. Con i 130 poliziotti malati, in servizio ora ce ne sono poco meno di 250, “è quasi impossibile – dice un agente – far funzionare bene il carcere”.
“Certo – dice un agente che vuole restare anonimo a proposito dei rinforzi – la loro presenza ci rassicura, ma dovrebbero a mio avviso essere più operativi, anche perché con 130 colleghi in malattia, non riusciamo ad assicurare l’espletamento di tutti i servizi”. Capita così che un unico agente della penitenziaria debba occuparsi di due settori, mentre prima ne controllava solo uno; dunque il carico di lavoro sembra aumentato, invece che diminuito, e si fa fatica ad organizzare i turni. Normalmente gli agenti della penitenziaria sono 380, uno ogni tre detenuti; un numero già basso nei periodo ordinario. Nelle prossime ore intanto una quindicina di detenuti del reparto Danubio, tra quelli protagonisti della rivolta di sabato scorso, saranno trasferiti in diverse carceri.
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