Duro attacco alla gestione dei sindacati del Corpo di Polizia Penitenziaria quello sollevato oggi da Aldo Di Giacomo, segretario generale del SPP (Sindacato Polizia Penitenziaria).
"Piuttosto che chiedere le dimissioni del capo del DAP per quanto sta accadendo negli istituti penitenziari del Paese le sigle sindacali della Polizia Penitenziaria che puntano a scaricare ogni colpa sul DAP farebbero bene a fare una seria - e mai tentata prima - autocritica innanzitutto ammettendo le responsabilità per non essere in grado di contribuire, attraverso la concertazione seria con l’Amministrazione Penitenziaria, e quindi attraverso proposte credibili, ad una efficace ed effettiva tutela del personale e, contestualmente, al cambiamento del sistema penitenziario”.
“I sindacati dei penitenziari, badando solo alle tessere, - continua Di Giacomo - in una corsa di competizione tra sigle e a rivendicazioni limitate, hanno perso di vista l’obiettivo centrale della difesa del personale, diventando in questo modo co-responsabili all’attuale deflagrazione del sistema carcerario. Il risultato è che è in atto una campagna mediatica di delegittimazione degli agenti che non si è in grado di contrastare, ricercando un capo espiatorio, mentre in tre anni le violenze al personale sono aumentate del 300 per cento, i suicidi di agenti del 120 per cento, le condizioni di lavoro sono sempre più massacranti. È ora – sostiene Di Giacomo – di finirla di fare sindacato, tra l’altro con gruppi dirigenti per l’80 per cento formati da pensionati e quindi senza un adeguamento ricambio generazionale, senza affrontare i problemi veri e intervenendo solo, con comunicati, a fatti avvenuti. Siamo l'unico sindacato di categoria che non si è rinnovato con gli stessi dirigenti da troppi anni, battendo persino il record dei sindacati bulgari. L'inadeguatezza dei gruppi dirigenti delle sigle sindacali della penitenziaria è sin troppo evidente perché non si riesce a tenere testa ai grandi cambiamento intervenuti negli anni".