Una storica sentenza che apre finalmente la via alla tutela di quei dipendenti pubblici, civili e militari, che quotidianamente sono stati esposti a fattori nocivi ambientali in ambito lavorativo sviluppando poi patologie e tumori, a causa della sottovalutazione del rischio che esisteva in passato in arsenali, basi militari e simili (esempio tipico l’amianto).
Fino ad oggi esisteva una giurisprudenza maggioritaria che considerava “normale” il pericolo corso quotidianamente, ancorchè mortale, escludendo dunque dalla tutela come Soggetti Equiparati a Vittime del Dovere, ad esempio per i Vigili del Fuoco che avessero contratto mesotelioma, asbestosi, e simili, dopo esposizione prolungata a fattori nocivi nello svolgimento delle loro normali mansioni.
Oggi, la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, accogliendo il ricorso presentato dall’Avvocato Andrea Bava, che aveva impugnato un precedente negativo, ha ribaltato la tesi finora sostenuta, giungendo all’affermazione del diverso principio secondo cui l’esposizione a una malattia professionale può dare luogo al riconoscimento dei benefici per le Vittime del Dovere, dovendosi parametrare la valutazione dell’eccezionalità delle condizioni ambientali e operative alla luce delle attuali cognizioni della sicurezza sul lavoro, che non possono ammettere l’esposizione a fattori nocivi o mortali senza protezione, sebbene tale condizione fosse considerata la “normalità” dell’epoca. In tale sede la Suprema Corte ha anche ribadito che...
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