L'ex terrorista dei Pac Cesare Battisti deve scontare in Italia l'ergastolo (e non i 30 anni di reclusione 'pattuiti' dal nostro Paese con il Brasile nella procedura di estradizione) perché il suo "rientro nel territorio nazionale" è avvenuto a seguito di "formale espulsione decisa dallo Stato boliviano". Così la prima sezione penale della Cassazione, nella sentenza depositata oggi, spiega perché nelle scorse settimane decise di dichiarare inammissibile il ricorso presentato dalla difesa, secondo la quale era illegittima l'espulsione dalla Bolivia, e la pena da applicare a Battisti in Italia - e che sta scontando nel penitenziario di Oristano - era quella a 30 anni e non il carcere a vita.
"Battisti - si legge nella sentenza - allontanatosi dal Brasile, ha liberamente scelto di rendere ineseguibile la sua consegna all'Italia a fini estradizionali". L'effetto che si è prodotto, osservano i giudici del 'Palazzaccio', "è stato la risoluzione delle speciali condizioni a cui l'estradizione era subordinata", poste dalle autorità brasiliane, "accettate dall'Italia e che avrebbero inciso sulla determinazione della pena". Quindi, il venir meno dell'accordo con il Brasile - e l'applicazione, in Italia, della pena dell'ergastolo - è stato "effetto strettamente implicato dal comportamento del condannato, da lui ampiamente prevedibile e legalmente ineccepibile", conclude la Corte.