Era stato sorpreso di notte con la refurtiva sull'auto. Stessa pena al giovane; 2 anni e mezzo a un altro complice - L'agente avrebbe dovuto sposarsi a Pasqua con la donna che gli ha dato tre figli - Si è dichiarato innocente.
L'agente di custodia del Ferrante Aporti, Pietro Monacò, 26 anni, abitante a Borgaretto, e stato condannalo a 1 anno e 4 mesi di carcere per furto. Con lui sedevano sul banco degli imputati Gino Guzzon. 25 anni, via Giacomo Dina 52 e Italo Pullano. 18 anni, via Fratelli Garrone 67. Al primo il Tribunale ha inflitto 2 anni e mezzo di reclusione, al secondo 1 anno e 4 mesi, con la condizionale, trattandosi di un minore. Il pubblico ministero dott. Notar Bartolo aveva proposto 3 anni per il proposto Monacò, 3 anni 11 mesi per il Guzzon, 2 anni per il Pullano. Alla difesa, gli avvocati Armando De Marchi e Genovese.
«lo non c'entro col furto compiuto dai due ragazzi — aveva detto nella precedente udienza la guardia - uno di loro mi ha telefonato pregandomi di accompagnarlo al Ferrante Aporti. Li ho raggiunti con l'auto e li ho fatti salire. Poi mi ha fermato la polizia che ha trovato sulla macchina le cineprese rubate. L'episodio è accaduto la notte del 23 gennaio scorso. La Polizia, su segnalazione telefonica si recò in corso Siracusa, nel negozio d'ottica di Adalberto Scaloni, 37 anni. La saracinesca era forzata, una Ford Consul con 3 persone a bordo si stava allontanando. Gli agenti raggiunsero la vettura e intimarono l'alt. Al volante c'era il Monacò, con il Guzzon e il Pullano accanto. Sul cruscotto, tre cineprese rubate dal negozio dello Scaioni. Il Guzzon tentò di fuggire, fu arrestato dopo una colluttazione con gli agenti. Il Pullano ha detto: «Ero uscito dalla casa di rieducazione in permesso di fine settimana. Ho fatto il furto col Guzzon, poi ho telefonato al Monacò perché mi riaccompagnasse al Ferrante Aporti".
Ma il tribunale (pres. Venditti, giudici Caraccioli e Anibrosini, canc. Bardi non ha avuto dubbi che l'agente fosse d'accordo con i ragazzi per rubare nei negozio. Il Monacò avrebbe dovuto sposare a Pasqua la donna che vive con lui da anni e gli ha dato 3 bambini: alla lettura della sentenza la giovane ha avuto una crisi di disperazione.
La Stampa 31 marzo 1972