Un contingente di polizia sorveglia, stamane, il carcere di San Vittore, dopo il drammatico tentativo di rivolta messo in atto, la scorsa notte, dai detenuti. L'allarme era stato dato ieri sera, alle 20,15, con una telefonata del direttore delle carceri, il quale chiedeva alla questura l'intervento di rinforzi perché all'interno del « San Vittore », circa trecento carcerati si erano ribellati.
Pochi minuti prima, come successivamente ha precisato un comunicato della direzione, tre detenuti del terzo braccio, noti per «amicizie particolari», avevano chiesto alla guardia di custodia di poter uscire, la sera, per recarsi «a fare visita ad altri loro compagni » in altre celle dello stesso braccio. La guardia non ha ovviamente potuto, accogliere la richiesta del « permesso speciale » e allora i tre — giovani reclusi per reati comuni — hanno iniziato per rappresaglia a gridare, a scagliare contro i muri le suppellettili della cella, infine hanno dato fuoco ai pagliericci.
Contemporaneamente anche nelle altre celle si iniziava una sommossa e tutto il terzo braccio prendeva parte alla protesta. Mentre gli agenti di custodia aprivano la cella «120», dove divampavano le fiamme, per spegnere il fuoco, (due anni fa in circostanze analoghe tre carcerati morirono carbonizzati) a San Vittore cominciavano ad affluire massicci rinforzi di polizia e di carabinieri.
I detenuti in rivolta uscivano dalle celle, ma erano bloccati prima che le potessero aprire — come evidentemente era loro intenzione — i cancelli degli altri « bracci ». Verso la mezzanotte, la.situazione era'sotto controllo.
La Stampa 8 aprile 1972