Rivolta nel carcere Le Nuove di Torino: chiedono l'approvazione dei nuovi codici
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STORIA Rivolta nel carcere Le Nuove di Torino: chiedono l'approvazione dei nuovi codici 04/07/1968 

Dopo «l'ora d'aria» 200 detenuti rifiutano di rientrare in cella, si siedono nei cortili - La solidarietà dei prigionieri della «prima rotonda» - Intervengono il direttore e 150 guardie - Le richieste trasmesse al Ministero.

Rivolta alle «Nuove» ieri pomeriggio. Oltre duecento detenuti del terzo braccio si sono rifiutati di rientrare In cella dopo l'ora d'aria. Hanno invaso 1 tre cortili del passeggio, si sono seduti per terra ed hanno chiesto di parlare con il direttore dott. Di Piazza. Gli hanno esposto i motivi della protesta: «Chiediamo che vengano presto discussi ed approvati i nuovi Codici - quello penale e quello di procedura - di cui si parla da tempo».

La notizia della rivolta si è diffusa presto a tutto il carcere (che ospita attualmente mille persone in attesa di giudizio o che stanno scontando pene lievi) e i detenuti della «prima rotonda» hanno manifestato la loro solidarietà battendo le gavette contro le inferriate e le porte.

Il rumore e le grida si sentivano da corso Mediterraneo. Appena scoppiata la rivolta il direttore ha avvertito il ministero di Grazia e Giustizia, poi si è recato nel cortile con il sostituto procuratore della Repubblica dott. Toninelli e il comandante degli agenti di custodia capitano Raffa.

La loro presenza e l'intervento di 150 guardie ha evitato che la manifestazione degenerasse. Dopo un paio d'ore di discussione, i detenuti sono rientrati in cella: le loro richieste sono state trasmesse nella stessa serata al ministero.

Per misura precauzionale, ieri sera sono stati sospesi tutti i permessi di uscita alle guardie e i 180 agenti effettivi e i 40 allievi che stanno seguendo un corso pratico hanno trascorso la notte alle «Nuove».

La Stampa, 4 luglio 1968


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