Sono 85 i nomi dei detenuti che si trovano nelle prime pagine dell’avviso di conclusione delle indagini partite dopo la rivolta nel carcere di Trento del 22 dicembre scorso.
Accusati dalla procura di violenza e minaccia a pubblico ufficiale e di incendio con conseguente danneggiamento.
Ora la palla passa ai rispettivi difensori che hanno il tempo per rispondere alle accuse e per chiarire la posizione di ogni singolo assistito. Sì perché quello che è successo all’interno della struttura di Spini in quelle concitate ore poco prima di Natale è avvenuto in modo confuso con la partecipazione di diverse persone con responsabilità diverse.
Responsabilità che sono state individuate anche dagli stessi investigatori della Polizia Penitenziaria che hanno evidenziato la presenza di un gruppo di promotori della rivolta individuati in 10 nordafricani.
La causa scatenante della rivolta sarebbe stata la morte - si è suicidato - di un detenuto. Saputa la notizia sarebbe scattato qualcosa in una parte dei detenuti che avrebbero portato al danneggiamento di parte della casa circondariale con allagamenti e incendi.
Degli 85 indagati, poco meno nella metà sono tunisini, diversi i marocchini e una decina gli italiani. E poi ci sono argentini, algerini, lituani, moldavi, pakistani e tante altri. Dieci gli agenti della Polizia Penitenziaria si sono dovuti rivolgere al pronto soccorso per essere medicati.
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