Rivolta nel carcere di Genova domata dopo durissimi scontri. Quaranta agenti contusi
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STORIA Rivolta nel carcere di Genova domata dopo durissimi scontri. Quaranta agenti contusi 19/01/1970 

Per tre giorni a Marassi si è temuto il peggio Rivolta nel carcere di Genova domata dopo durissimi scontri. La sommossa durata da giovedì a sabato è stata causata dalla notizia del trasferimento di alcuni ìietenuti - Quaranta agenti contusi dal corrispondente Genova, lunedì mattina. La rivolta è esplosa di nuovo, furiosa, tra i detenuti delle carceri di Marassi.

Vi sono stati duri scontri con gli agenti di custodia, oltre quaranta dei quali sono rimasti contusi. Ora la situazione è pienamente sotto controllo: i rivoltosi, una trentina, sono già stati trasferiti in altre carceri. Tutto si è svolto nello spazio di tre giorni, da giovedì a sabato, ma la notizia dell'accaduto è filtrata dalle cosiddette « case rosse » genovesi soltanto ieri mattina. Interpellato dai giornalisti, il direttore, dott. Giovanni Ragusa, l'ha confermata: « I detenuti, poco più di trenta su quattrocento, sono insorti quando hanno appreso che era stato deciso il loro trasferimento ».

Alla rivolta hanno partecipato quasi esclusivamente carcerati in attesa di giudizio, ai quali si è aggiunto qualche detenuto in espiazione di pena. « Il provvedimento — ha spiegato il direttore — era stato reso necessario dal fatto che quei detenuti erano particolarmente turbolenti ». Le prime avvisaglie della sommossa si sono avute giovedì, durante la consueta ora di « aria ». Pioveva a dirotto e il direttore aveva disposto che i carcerati fruissero di un cortile dotato di tettoia. C'era anche un televisore che offriva a tutti la possibilità di seguire il telegiornale delle 13,30.

Nonostante queste concessioni, un gruppo di detenuti ha cominciato a dare segni d'insofferenza, vociando e agitando i pugni. Il direttore ha subito cercato di conoscere quale fosse il motivo della protesta ed è venuto a sapere che i detenuti « volevano circolare liberamente nel carcere ». Il direttore è riuscito a convincere i protestatari a rientrare nelle celle.

Ma ormai la rivolta era nell'aria e la eventualità che essa si estendesse anche ai moderati ha indotto il dottor Ragusa a disporre il trasferimento in altre carceri degli elementi più turbolenti. «Sapendo per esperienza — ha detto ai giornalisti — che un provvedimento del genere suscita quasi sempre reazioni, avevo chiesto e ottenuto un rinforzo di cinquanta allievi agenti di custodia dalla scuola di Cairo Montenotte ». La previsione si è avverata.

La sera di venerdì, i trenta e più detenuti destinati ad altre carceri sono stati convocati nell'ufficio matricola per il disbrigo delle pratiche di trasferimento. E' stato allora che è scoccata la scintilla della rivolta. I prigionieri si sono avventati contro gli agenti di custodia, percuotendoli con pugni e calci e con quanto capitava loro sotto mano. Sono accorsi altri agenti e gli scontri, durissimi, sono andati avanti per una mezz'ora facendo temere il peggio. L'eco della mischia si è diffuso in tutto il carcere: urla, schianti, grida di dolore. Poi dall'ufficio matricola sono usciti i primi feriti, portati a braccia o barcollanti.

Ma ormai si era alla fine: la azione combinata degli agenti di custodia ha suggerito ai rivoltosi l'opportunità di arrendersi. Soltanto cinque di essi sono dovuti ricorrere all'infermeria; la peggio è toccata agli agenti: oltre quaranta contusi. L'indomani mattina, di buon'ora, trenta e più detenuti hanno lasciato Marassi, destinati alle carceri di Massa, La Spezia, Savona e Imperia. Se ne sono andati a gruppi, senza opporre alcuna resistenza, sotto rafforzatissime scorte di carabinieri e di agenti di polizia.

A Marassi, la vita è ripresa ! regolarmente. Tuttavia regna ancora una certa tensione nel reparto dei minori. Una settimana fa sette giovani carcerati hanno dato in escandescenze scardinando la porta di una cella e gettando all'aria le loro masserizie.

La Stampa 19 gennaio 1970


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