L'azione iniziata alle 22 da 120 dei 164 detenuti - Si sono barricati nella sala di ricreazione - Raffiche degli agenti - Carabinieri e poliziotti in assetto di guerra - L'intervento del magistrato e l'incontro di una delegazione con il direttore del penitenziario - Alle 2 della notte i ribelli sono tornati in cella.
Rivolta al carcere giudiziario di Villa Andreino della Spezia, questa notte: 120 del 164 detenuti che l'edificio attualmente ospita si sono barricati nella sala delle ricreazioni, dopo lo spettacolo televisivo, in segno di protesta per la riforma del codice e del regolamento carcerario e per due questioni di carattere particolare: acqua e spazio.
I carcerati hanno lamentato che l'acqua scarseggia e che il penitenziario è sovraffollato, in quanto può ospitare cento detenuti invece dei 164 attuali. Vi sono stati momenti di particolare tensione: gli agenti di custodia che montavano la guardia all'esterno della casa di pena hanno sparato a scopo intimidatorio alcune raffiche di mitra. Carabinieri e agenti di Pubblica sicurezza, in pieno assetto di guerra, hanno tenuto sotto controllo, per quattro ore, dalle 22 di ieri alle 2 di stamane, il carcere, che sorge nell'immediata periferia della città.
La ribellione si è iniziata alle 22, quando, finito lo spettacolo televisivo, i 120 detenuti, invece di raggiungere le loro celle assieme ai compagni, si sono rinchiusi nella sala delle ricreazioni innalzando barricate con le suppellettili del carcere, nella eventualità di dover sostenere qualche assalto. E' stato subito dato l'allarme e il direttore del carcere, dottor Picciotto, ha avvertito dell'accaduto il sostituto procuratore della Repubblica, dott. Gianfranco Bracco.
E' scattato il dispositivo di emergenza. Il magistrato è giunto sul posto con il comandante del Gruppo carabinieri, maggiore Arciola e i capitani Ciraci e Fichera. E' stato predisposto un piano di attacco nel caso che si fosse reso necessario far sloggiare con la forza i detenuti. Ma l'opera di persuasione del dott. Bracco ha evitato il ricorso alla forza. In un primo momento i detenuti non intendevano affatto parlamentare: volevano che venisse direttamente da Genova il Procuratore generale. « E' con lui che vogliamo parlare », insistevano. Dapprima i contatti tra il magitrato spezzino e i detenuti sono avvenuti attraverso l'altoparlante installato nella sala di ricreazione. Il dott. Bracco ha più volte invitato i carcerati a ritornare nelle loro celle.
Ad un certo momento, quando sembrava che ogni tentativo di persuasione fosse destinato al fallimento. Sembrava che lo scontro fosse inevitabile. Ma il magistrato ha voluto operare un altro tentativo ed è entrato nella sala delle ricreazioni. E' stato un momento drammatico. Si temeva il peggio, ma il buon senso ha prevalso. I detenuti, asserragliati dietro le barricate, hanno chiesto di parlare, oltre che col dott. Bracco, con il direttore del carcere per poter esporre i loro motivi di protesta. Sembrava che l'incontro dovesse terminare con un nulla di fatto: mentre i rappresentanti dei carcerati discutevano con la direzione, i loro compagni urlavano e protestavano; gli agenti erano già pronti ad usare bombe lacrimogene per far sgomberare la sala occupata dai rivoltosi. Poi la delegazione ha portato buone notizie, la tensione si è quindi allentata ed i detenuti sono rientrati nelle loro celle.
La Stampa 5 agosto 1971