Rivolta in carcere per la tv spenta sull'incontro di boxe. Ottanta detenuti tumultuarono per vedere Cassius Clay
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STORIA Rivolta in carcere per la tv spenta sull'incontro di boxe. Ottanta detenuti tumultuarono per vedere Cassius Clay 08/02/1968 

Il diniego delle guardie alla richiesta dei carcerati di assistere all'incontro di boxe alla televisione, per poco non scatenò due anni fa una rivolta nella casa penale di Fossano.

L'episodio, finora coperto dal più rigoroso riserbo, risale alla sera del 10 settembre 1966 ed è stato conosciuto solo adesso, con il deposito della sentenza che rinvia a giudizio due fra i più agitati manifestanti, entrambi accusati di oltraggio agli agenti di custodia. Egidio Lena, di 38 anni, da Udine, già condannato dal Tribunale di Padova a 14 anni di reclusione per avere rivelato, a scopo di spionaggio, notizie riservate sulla difesa nazionale, nonché per diserzione, dopo aver assistito, con i compagni, agli spettacoli televisivi del Primo Canale, avrebbe anche voluto vedere, verso le 22,30 di quella sera, rincontro pugilistico Cassius Clay - Mindelberg trasmesso sul Secondo da Francoforte.

Data l'ora tarda però, la richiesta venne respinta e tutti i detenuti furono invitati perentoriamente a rientrare immediatamente nelle loro camerate. La decisione indispettì il Lena che cominciò a protestare, mentre gli altri reclusi, un'ottantina, si trattenevano in cortile vociando e rumoreggiando fino all'arrivo del direttore.

In quell'occasione il Lena avrebbe apostrofato il brigadiere Alessandro Ronzio con queste parole che figurano ora nel capo d'imputazione: « Farabutto, set proprio tu che non vuoi farci vedere questo incrontro; questa è tutta invidia che hai contro di noi ».

L'indomani pomeriggio un altro detenuto. Giorgio Costantino di 24 anni, residente a Genova, pare aizzato dallo stesso Lena, ebbe un violento alterco con l'appuntato Aldo Piras, dal quale pretendeva con burbanza l'accensione del televisore benché fossero solamente le 15,30. Subito dopo, nell'ufficio del maresciallo comandante delle guardie, il giovane con un gesto rabbioso mandò in pezzi con un pugno il vetro della porta ferendosi alla mano destra.

Dopo i due episodi d'indisciplina, strettamente collegati fra di loro, la direzione del carcere denunciò alla Magistratura per oltraggio il Lena e il Costantino, che furono successivamente trasferiti ad altre case di pena insieme a diversi reclusi.

La Stampa, 8 febbraio 1968.


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