Oltre cento detenuti del carcere di Cosenza si sono ribellati subito dopo l'ora dell'aria per protestare contro l'installazione di vetri opachi alle finestre esterne dell'edificio e, a quanto pare, contro il cibo da essi giudicato scadente. Hanno cominciato inizialmente a rumoreggiare e mentre gli agenti di custodia si affrettavano a chiudere i cancelli esterni, essi hanno messo a soqquadro i locali e con le brandine hanno formato un castello per raggiungere il tetto dei padiglioni, le cui finestre si affacciano sul cortile interno.
Uno degli agenti di custodia ha sparato in aria, a scopo intimidatorio, un colpo di pistola: a questo punto un recluso ha finto di essere stato ferito e si è messo ad urlare provocando l'ulteriore reazione dei suoi compagni. Il carcere, che si trova su una collina alla periferia Sud est della città, è stato immediatamente circondato dalle forze dell'ordine. Reparti mobili sono successivamente giunti anche da Vibo Valentia.
Il sostituto procuratore della Repubblica, dottor Serafini, con un megafono ha lanciato un appello ai detenuti per indurli a tornare nelle loro celle, ma soltanto una cinquantina, verso le 18,30, ha raccolto l'invito. L'altra metà dei rivoltosi si è rifugiata nella seconda sezione del carcere rimanendovi barricata.
La Stampa 9 settembre 1972