Regina Coeli chiuso perché vecchio e cadente
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STORIA Regina Coeli chiuso perché vecchio e cadente 24/04/1972 

Duemila detenuti trasferiti a Rebibbia. Nel nuovo istituto di pena saranno ospitati i carcerati in attesa di giudizio - La nuova prigione è costata sei miliardi di lire: è la migliore d'Europa.

Roma, lunedì mattina. Il carcere di Regina Coeli chiude i battenti per lasciare il posto a quello di Rebibbia che, questa mattina, viene inaugurato ufficialmente per ospitare circa duemila detenuti in attesa di giudizio. Scompare così un'altra parte del mondo legato ai primi anni di Roma, capitale d'Italia. L'impianto penitenziario ai piedi del Gianicolo nel quartiere più antico di Trastevere è destinato per dl momento a rimanere, ma soltanto come centro clinico e chirurgico (si dice il più efficiente d'Europa) per i detenuti ammalati del Lazio.

La fine del vecchio carcere dopo circa ottanta anni di vita era in un programma che risale al 1935 quando colui che viene ritenuto uno dei maggiori penitenziaristi italiani, il dott. Novelli, allora direttore generale degli istituti di pena, progettò la fondazione di una vera città carceraria a oltre venti chilometri dal Campidoglio nella campagna romana sulla strada per Tivoli.

Il progetto fu impostato, poi abbandonato, poi ripreso e portato avanti con lentezza esasperante. Il primo ad essere trasferito nella zona di Rebibbia fu il carcere femminile delle Mantellate, squallido, lugubre, incivile; successivamente nella zona furono costruiti due padiglioni per i detenuti adulti già condannati in modo definitivo e per i detenuti condannati a pene non eccessivamente severe.

Domani, entra in funzione uno stabilimento penitenziario nel quale sono ospitati tutti i detenuti in attesa di giudizio. Il carcere di Regina Coeli era ormai in condizioni tali da non sopportare il superaffollamento di questi ultimi vent'anni. Era nato nel 1890 per ospitare tre o quattrocento detenuti al massimo: in media la sua popolazione non è stata mai inferiore dal dopoguerra in poi alle duemila personle.

Qualche dato può essere eloquente: cinque detenuti in celle destinate a contenere al massimo tre letti; niente servizi igienici, celle umide, sporche, cortili angusti, parlatori con tavolini sgangherati, niente possibilità di lavoro per detenuti costretti cosi a trascorrere le ore nell'ozio più assoluto.

Il carcere di Rebibbia per i detenuti in attesa di giudizio è impostato architettonicamente e strutturalmente con criteri tra i più moderni sotto il profilo penitenziario. Il dottor Castellano che è chiamato a dirigerlo ritiene che possa essere definito forse il migliore d'Europa. Sorma inferriate di tipo morege su un'area di 200 mila metri quadrati e sono stati spesi per costruirlo ed arredarlo sei miliardi di lire. I detenuti possono scegliere fra stanze da dividere in quattro persone o fra celle singole con servizi igienici separati. I detenuti consumeranno i pasti in grandi refettori, disporranno di attrezzature sportive, di una sala per le rappresentazioni cinematografiche. Niente sbarre alle finestre di tipo tradizionale.

Le celle non sono nude o imbiancate a calce, ma avranno dei pavimenti con linoleum. Ogni sera i detenuti che non incorreranno in punizioni potranno assistere agli spettacoli televisivi. «Sarà facilitata anche la sorveglianza — commenta il dott. Castellano — perché gli agenti di custodia potranno avvalersi di un particolare impianto televisivo a circuito chiuso.

Per quanto si tratta di una popolazione destinata a rimanere soltanto qualche mese in questo carcere perché sono tutti in attesa di giudizio e i condannati andranno altrove a scontare la pena, tutti possono studiare, leggere, lavorare». Nelle intenzioni almeno si vuole fare di Rebibbia al posto del vecchio, lugubre Regina Coeli, un carcere modello.

La Stampa 24 aprile 1972


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