Reale: vi sono forze eversive nelle carceri ma la violenza non avrà successo
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STORIA Reale: vi sono forze eversive nelle carceri ma la violenza non avrà successo 12/08/1975 

La riforma in vigore tra 15 giorni. “Perché i due pericolosi detenuti di S. Gimignano assistevano al controllo del pacco con le armi? E' il primo punto da chiarire”. Così dice il ministro della Giustizia, Reale, che da sabato pomeriggio ha seguito, minuto per minuto, la drammatica rivolta e, con il ministro Gui, ha coordinato l'azione delle forze dell'ordine.

E' vero, domando, che una vecchia circolare dispone che i reclusi assistano a questi controlli? Alcuni dicono che esiste, altri lo negano. “No, non è vero. Ho fatto subito accertamenti. Non c'è alcuna norma o circolare di questo genere. E' vero, invece, che in qualche carcere detenuti sono ammessi ai controlli dei pacchi da quando alcuni reclusi lamentarono, a torto o a ragione, la scomparsa di oggetti loro inviati. Ma a S. Gimignano questa prassi era del tutto proibita. Perché, dunque, erano presenti due detenuti per di più tanto pericolosi?”.

Domani, su incarico di Reale, il sottosegretario Dell'Andro condurrà un'indagine diretta, a S. Gimignano, su questa circostanza che ha reso possibile la tragica rivolta. C'è già in corso anche un'inchiesta amministrativa, affidata all'ispettore Sardella e al giudice Vincenti, appositamente inviato dal ministero. “Da oggi, comunque, la presenza dei detenuti ai controlli dovrà essere proibita anche dove è stata consentita per le ragioni indicate”, osserva Reale. A S. Gimignano s'è sfiorata la tragedia... Reale: “Non esageriamo. E' stato applicato un piano studiato nei particolari. Nessuno si è accorto del cambiamento di indirizzo seguito all'arrivo del sostituto procuratore generale di Firenze. Le trattative che si prolungavano, la libertà lasciata ai giornalisti di andare e venire, di parlare con i due rivoltosi, tutto è stato sfruttato per prendere tempo, per solidificare la situazione, per stancare i due reclusi e spingerli a scoprirsi così da fare un intervento sicuro. I rivoltosi dovevano sapere che la loro violenza contro gli ostaggi innocenti, le minacce di morte, potevano portarli a rischiare la loro vita”. Tuttavia i proiettili dei tiratori scelti hanno sfiorato almeno un giornalista. Reale: “Un minimo di rischio c'è sempre, ma la situazione dalla quale occorreva uscire era quella che era”.

Consiglieri comunali e cittadini di S. Gimignano chiedono che l'istituto di pena sia chiuso, insisto. Reale: “Tutte le popolazioni chiedono che siano chiuse le carceri delle rispettive località. Ma. purtroppo, non possiamo far carceri in cielo”. Però a S. Gimignano ci sono novanta reclusi che potrebbero essere trasferiti altrove. Reale: “Non è possibile, almeno per ora. In Italia c'è una media annua di 32-33 mila detenuti già condannati o in attesa di giudizio. Le carceri, invece, hanno ventottomila posti. Quindi, sono quasi tutte sovraffollate. A Milano c'è l'opinione, in gran parte falsa, che la magistratura esagerava in passato con le concessioni della libertà provvisoria anche per sfollare le carceri”.

Proprio oggi, signor ministro, un supplemento della “Gazzetta ufficiale” pubblica la legge di riforma carceraria. Che cosa dice all'opinione pubblica, allarmata dopo tanti fatti di violenza nelle carceri? Reale: “La riforma entrerà regolarmente in vigore fra 15 giorni. Stamane il sottosegretario Dell'Andro ha presieduto una riunione per definire le istruzioni da me indicate, al fine di attuare questa importante e indispensabile riforma. Lo spirito del nuovo ordinamento penitenziario, malgrado quel che si dice, non è ovviamente quello di favorire l'anarchia, il disordine o il lassismo. La riforma tende a umanizzare la pena e, quindi, a migliorare la funzione rieducativa, ma certo non a costo di disordini e violenze. E' vero il contrario; presupposto per applicare la riforma è una vita ordinata nelle carceri. E la riforma, migliorando gradualmente le condizioni dei detenuti, potrà e dovrà anche allentare le tensioni”. Però c'è allarme per il ripetersi di queste rivolte, signor ministro: Alessandria, Roma, Torino, Milano, Viterbo, Augusta, Palermo, S. Gimignano... Reale: “La verità vera è che il sistema carcerario italiano è da anni soggetto a gravissime tensioni dovute al sovraffollamento, all'insufficienza del personale, alle lunghe detenzioni preventive, all'opera di forze eversive penetrate nelle carceri non solo in Italia. Sottolineo però un dato di fatto: la violenza dei rivoltosi non deve mai ottenere successo, non può essere "premiata". E' la direttiva fermissima che ho impartito”. E' evidente che i due rivoltosi di S. Gimignano avevano complici all'esterno del carcere. Reale: “Dev'essere così. Il Turrini avrebbe confessato che il pacco con le armi gliel'aveva spedito un suo ex compagno di detenzione evaso che lo avrebbe atteso per scappare insieme, se la rivolta fosse riuscita. Probabilmente, per non dire certamente, il piano era stato concertato durante i colloqui Bisogna stabilire, subito, le responsabilità di chi ha consentito la presenza dei due detenuti al controllo del pacco. Erano criminali incalliti, pericolosissimi, che non avevano nulla da perdere, non ladruncoli. Per di più doveva apparire strano che il pacco fosse indirizzato a due reclusi. I più pericolosi nelle rivolte sono proprio detenuti di questo tipo. Basta rievocare quello che ha dichiarato il Turrini. Se ci saranno responsabilità penali, passeremo i risultati della nostra inchiesta alla magistratura. Così abbiamo fatto per Viterbo dove non si è riusciti a stabilire con certezza chi abbia introdotto le armi, la dinamite e le ricetrasmittenti nel carcere. L'inchiesta ha messo in evidenza quattro o cinque ipotesi di responsabilità che abbiamo subito trasmesso al magistrato”.

La Stampa 12 agosto 1975


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