“Potevo salvare Moro, fui fermato“. Cosi’ il super boss della camorra, Raffaele Cutolo, in carcere da anni, in un verbale inedito di un interrogatorio del 2016. “Aiutai – spiega Cutolo – l’assessore Cirillo (rapito e successivamente rilasciato dalle Br, ndr), potevo fare lo stesso con lo statista. Ma i politici mi dissero di non intromettermi“.
Nel ’78 Cutolo era latitante e si sarebbe fatto avanti per cercare, sostiene lui, di salvare Moro. “Per Ciro Cirillo si mossero tutti, per Aldo Moro nessuno, per lui i politici mi dissero di fermarmi, che a loro Moro non interessava“. Le dichiarazioni di Cutolo risalgono al 25 ottobre del 2016, come risposte alle domande del pm Ida Teresi e del capo della Dda, Giuseppe Borrelli.
“Avevamo dei documenti da usare contro i politici per i fatti della trattativa: alcuni li aveva Enzo Casillo (uno degli uomini di punta della Nco, poi ammazzato nella guerra di camorra, ndr) altri documenti invece li ho io ma moriranno con me“. Cosi’ Raffaele Cutolo, il boss della camorra, ascoltato nel 2016 nel supercarcere di Parma nella veste di persona informata dei fatti, parla della trattativa condotta per la liberazione dell’assessore regionale della Dc, Ciro Cirillo, sequestrato il 27 aprile del 1981 e liberato il 24 luglio successivo, dopo il pagamento di un riscatto di 1 miliardo e 400 milioni di lire e soprattutto una trattativa condotta con Br e servizi segreti.
“Le Br non potevano che accettare, eravamo piu’ forti, sia dentro che fuori le carceri“. Secondo Cutolo, la Procura di Napoli non ando’ a fondo nell’indagine sulla trattativa per la liberazione a parte il magistrato Carlo Alemi, “unico deciso ad andare fino in fondo“.
casertace.net