Quaranta Poliziotti penitenziari in malattia nel carcere di Ariano Irpino: gli altri non utilizzano la mensa. Troppe aggressioni, troppi detenuti
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NOTIZIE Quaranta Poliziotti penitenziari in malattia nel carcere di Ariano Irpino: gli altri non utilizzano la mensa. Troppe aggressioni, troppi detenuti 18/02/2019 

Pioggia di certificati per malattia, niente mensa: è la protesta della Polizia Penitenziaria ad Ariano Irpino. Tante le aggressioni dei detenuti. Tre agenti di custodia sequestrati l'estate scorsa da 110 detenuti e liberati con un blitz; 9 agenti finiti in infermeria la settimana scorsa per un'intossicazione mentre tentavano di spegnere l'incendio in una cella.

E poi grandi e piccole aggressioni. Il carcere di Ariano Irpino, così, ora si trova con 40 agenti che marcano visita. E trenta detenuti in arrivo. Quel che resta della Polizia Penitenziaria in servizio, intanto, ha attuato lo sciopero della mensa per richiamare l'attenzione sulla difficile situazione in cui opera. È scontro aperto tra agenti di Polizia Penitenziaria e direzione del carcere di Ariano. Da ieri quaranta agenti hanno fatto ricorso alla malattia.

Da dieci giorni la Polizia Penitenziaria rifiuta di utilizzare la mensa del carcere, in un'inedita forma di sciopero. Manca un quarto dell'organico che si occupa della custodia di circa 300 detenuti (i turni sono coperti da 30 agenti). Ma tra piccoli e grandi disagi (i cancelli di ingresso pare che si aprano soltanto a spinta) ogni nuovo disservizio mette a rischio l'organizzazione.

Ad esempio, manca un servizio di trasferimento dei detenuti verso le aule dei tribunali (vanno chiamati da Avellino i cellulari per i trasferimenti scortati) e ora la notizia che siano in arrivo altri detenuti ha scatenato la protesta degli agenti. La classica goccia che fa traboccare il vaso.

Questi e altri problemi fanno parte del dossier redatto in vista del passaggio di testimone tra Gianfranco Marcello, il direttore che tra pochi giorni andrà a dirigere la struttura carceraria di Benevento, e Maria Rosaria Casaburo che proviene dalla casa circondariale di Arienzo e che a breve assumerà l'incarico di direzione. Per Ettore Sommariva, segretario provinciale dell'Osapp, c'è una sola soluzione: incrementare l'organico e tutelare gli agenti di Polizia Penitenziaria.

"Per coprire i turni e sopperire alla carenza di personale, si fa ricorso al lavoro straordinario che, tra l'altro non verrebbe neanche corrisposto nei tempi previsti, ai doppi turni, al rinvio dei riposi e dei congedi", è la situazione che descrive il segretario regionale dell'Osapp, Vincenzo Palmieri. La tensione è alta, dopo diversi episodi di violenza in cui gli agenti sono stati feriti. Come quello di una ventina di giorni fa, quando nove agenti son rimasti intossicati e sono finiti in ospedale, dopo aver spento l'incendio causato da un detenuto in una cella.

Ma solo qualche giorno prima un altro detenuto aveva aggredito un agente. E l'estate scorsa, tra ritrovamenti di mini-telefonini e droga occultata finanche in una confezione di ragù o in quella dello shampoo, si era verificato l'episodio inquietante del sequestro di tre agenti, poi liberati rapidamente dai loro colleghi.

I detenuti ritenevano i tre agenti autori del pestaggio di un altro detenuto. Si scoprì successivamente che a originare l'episodio era stato un recluso con problemi psichici. E proprio la mancanza di uno psichiatra nel carcere è stato da tempo uno dei problemi sollevati dalla stessa direzione. Tra visite di parlamentari e ispezioni del provveditore e del capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, la vita al carcere arianese non appare facile.

C'è stato un ricorso anche alla commissione arbitrale regionale, l'organismo di controllo e garanzia della stessa amministrazione che ha emesso precise prescrizioni alla direzione. Una lettera era stata inviata agli agenti che furono sequestrati l'estate scorsa dal ministro Alfonso Bonafede. Sulla vicenda il guardasigilli aveva chiesto al Dap una relazione dettagliata.

Il procuratore della Repubblica di Benevento Aldo Policastro aveva aperto un'inchiesta. Il direttore del dipartimento, su disposizione del ministro, si era recato nel carcere per accertarsi personalmente della situazione. E ora Ariano torna a fare paura.

Il Mattino


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