Il direttore del carcere di San Vittore, dottor Carlo Santamaria, ha smentito la voce, circolata in giornata, che un gruppo di agenti di custodia aveva attuato o aveva intenzione di attuare uno sciopero della fame. «Alcuni agenti, ha detto il direttore, mi hanno fatto presente il loro risentimento per la pesante situazione dei turni di lavoro cui sono sottoposti. Non ci sono state altre forme di protesta anche perché il Corpo degli agenti di custodia, essendo militarizzato, è soggetto al codice penale militare di pace che vieta espressamente qualsiasi forma di protesta collettiva».
Secondo quanto si era appreso in precedenza, circa 200 agenti si sarebbero riuniti in sala convegno e avrebbero deciso di non consumare i pasti in segno di protesta per le loro condizioni di lavoro. I motivi del « risentimento » sarebbero: turni di guardia di 60 o anche 70 ore settimanali; compenso per ogni ora di lavoro straordinario di sole 78 lire; compenso per ogni giorno di riposo non effettuato di 800 lire. In media lo stipendio di un agente di custodia non sposato è di 120.000 lire da cui bisogna detrarre il costo della mensa. Le informazioni uscite dal carcere e smentite dal dott. Santamaria parlavano oltre che di rifiuto del vitto e volontaria rinuncia alla libera uscita anche di un documento che sarebbe stato inviato al ministro della Giustizia, Mario Zagari, con le richieste specificate.
La Stampa 8 agosto1973