Un litigio avvenuto ieri sera nel carcere fiorentino delle Murate fra un detenuto, Sergio Fasoli, e un agente di custodia, Amedeo Vecchione, in seguito al quale il Fasoli ha riportato una ferita guaribile in cinque giorni, ha causato una manifestazione di protesta di circa duecentocinquanta detenuti del carcere. Questi hanno tra l'altro messo in rilievo le « condizioni di sacrificio in cui gli agenti di custodia sono costretti a prestare servizio ».
Nella tarda mattinata, tutti i carcerati di due sezioni, circa 250, si sono rifiutati di rientrare nelle celle dopo il periodo di « aria » ed hanno chiesto di parlare con un magistrato. Mentre polizia e carabinieri circondavano la sede delle carceri, nel penitenziario è giunto il dott. Fleury, sostituto procuratore della Repubblica che ha parlamentato con i manifestanti. Questi hanno pregato il giovane magistrato fiorentino di rendere noto alla stampa un loro documento. Dopo che il dottor Fleury ha dato assicurazioni in proposito, tutti i detenuti si sono fatti ricondurre nelle celle.
« In relazione allo spiacevole episodio avvenuto ieri sera nel carcere giudiziario tra il detenuto Sergio Fasoli e la guardia Amedeo Vecchione, i detenuti — dice il documento — hanno fatto presente ai magistrato che, a prescindere da quelli che saranno i risultati dell'istruttoria rivolta ad accertare le responsabilità, l'episodio stesso è il frutto della tensione che si è venuta a creare tra i detenuti e gli agenti di custodia per uno stato di cose provocato dalla arretratezza del regolamento carcerario, dalle condizioni di vita del carcere e dalle condizioni di sacrificio in cui gli agenti di custodia sono costretti a prestare servizio ».
Il documento prosegue affermando che « il personale di custodia, essendo in numero inadeguato alle esigenze degli istituti carcerari, è costretto a svolgere turni a volte di 24 ore su 24 con periodi di riposo brevissimi. Ciò provoca, senza colpa di nessuno, nervosismo ed incomprensione reciproche tra entrambe le categorie ». I detenuti chiedono pertanto insieme con l'urgente approvazione della riforma del regolamento carcerario, una « migliore qualificazione professionale degli agenti di custodia, ai fini di una loro maggiore idoneità a promuovere e facilitare la rieducazione del condannalo ed il suo recupero alla vita civile ».
La Stampa 17 settembre 1973