"I detenuti potevano essere assegnati a centri di cura penitenziari invece si è optato per i domiciliari perché ci si è lasciati prendere dal rischio del contagio".
A dirlo, a Radio 24, è stato il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho. “Non si comprende perché ci fosse questa preoccupazione, si tratta di detenuti in isolamento e dunque impossibili da contagiare, bastava un termo scanner", ha aggiunto il magistrato.
De Raho ha poi dichiarato che il “21 marzo c’è stata una nota dell'amministrazione penitenziaria rivolta agli istituti penitenziari in cui si diceva che era necessario esaminare le condizioni di salute dei singoli detenuti e trasmettere ai tribunali di sorveglianza perché valutassero la compatibilità della protrazione della detenzione in questo momento di rischio: di questa nota la Direzione nazionale antimafia ha appreso l'esistenza solo il 21 aprile".
"L'amministrazione penitenziaria - ha continuato il capo della Dna - ha lasciato intendere di non essere in grado di escludere il rischio spostando la responsabilità sui tribunali” rilevando che "i detenuti potevano essere assegnati a centri di cura penitenziari” invece si è scelto la concessione dei domiciliari.
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