Era accusato di avere ceduto droga ad un detenuto, con la complicità della moglie di quest’ultimo. Accuse “cadute” al termine del processo.
Il collegio della prima sezione (Presidente Gabriele Perna) ha assolto F. C., 52enne di Merine, agente di Polizia Penitenziaria ed M. G. R., 48 anni, di Aradeo, dalla grave imputazione di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Il primo è stato però condannato a 2 anni e 6 mesi per i reati di truffa e di falso.
In precedenza, il pm Donatella Palumbo ha invocato la condanna a 5 anni e 6 mesi. F.C. è difeso dall’avvocato Umberto Leo. Invece, M. G. R. è assistita dal legale Donato Sabetta. I due legali hanno sottolineato l’inattedibilità delle dichiarazioni di un altro detenuto che, secondo la difesa, era mosso soltanto da rancore verso l’agente penitenziario.
Le indagini
I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra la fine del 2008 ed i primi mesi del 2009. In base a quanto sostenuto dal “testimone”, M.G.R. consegnò dei panetti di hashish all’agente per farli arrivare al marito, detenuto nel carcere di Borgo San Nicola.
Inoltre, nel luglio del 2012, il poliziotto avrebbe presentato un certificato con la firma contraffatta di un medico. Un’assenza per malattia che si sarebbe rivelata fasulla, ma gli permise il diritto alla retribuzione.
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