Catenine d'oro, bracciali d'argento e altri gioielli di valore, nascosti nel vano della ruota di scorta dell'auto.
Bottiglie di pregiato whisky scozzese e una collezione da migliaia di euro, la droga, i contanti e numerose carte telefoniche. Il tutto incompatibile con lo stipendio di un semplice poliziotto. È quanto emerso dalle perquisizioni, al termine delle quali 11 agenti di Polizia Penitenziaria, in servizio al carcere di Bergamo, sono stati indagati. Le accuse vanno dallo spaccio, all'abuso di ufficio, fino alla corruzione. Insieme agli agenti, sono finiti al centro dell'inchiesta anche un medico e tre addetti della società che gestisce la mensa.
L'inchiesta è un filone secondario, emerso da quella che portò all'arresto dell'ex direttore del carcere, Antonino Porcino, che venne accusato di corruzione, nei confronti di due imprenditori per l'appalto di distributori automatici di snack e sigarette nel carcere di Monza. L'ipotesi è che i poliziotti si siano prestati, in cambio di soldi o regali, a chiudere un occhio sull'ingresso di droga e cellulari.
Non sembra esistesse un gruppo organizzato, ma dietro le mura della casa circondariale avvenivano una serie di attività illecite: gli episodi contestati vanno dallo spaccio e dalla corruzione, alla concessione dell'uso di telefoni cellulari. Il medico, invece, sarebbe accusato di aver prodotto falsi certificati medici, mentre i dipendenti della mensa sono accusati di aver aiutato a far entrare e uscire dal carcere le merci, usando i loro furgoni.
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