Sono 328 i telefoni cellulari sequestrati nel primo trimestre 2019 nelle carceri dalla Polizia Penitenziaria nel corso di perquisizioni e di altre attività di controllo.
Il record, con il ritrovamento di 61 apparecchi, è detenuto da Poggioreale che però ha anche il primato di essere l’istituto più grande e popolato d’Italia con 1635 posti per 2359 detenuti. All’apparenza il più virtuoso sembrerebbe Milano Opera con il sequestro di un solo cellulare nonostante i 1323 detenuti, ma si deve considerare che circa 120 istituti non hanno segnalato ritrovamenti. In ogni caso qualunque conclusione legata ai confronti tra i numeri sarebbe azzardata perché i sequestri non sono sempre proporzionati alla densità di popolazione detenuta.
Altre potrebbero essere le variabili di cui tenere conto, come la dotazione di personale, attrezzature, sistemi di controllo e piste investigative collaudate.
Incuriosiscono, per esempio, numeri della casa circondariale di Trapani, 533 detenuti e ben 20 cellulari sequestrati nel primo trimestre 2019.
Il commissario capo Giuseppe Romano, Comandante di Reparto dell’istituto di Trapani, attribuisce gran parte dei rinvenimenti di telefoni all’uso del Manta Ray un ‘mobile detector’ in grado di segnalare la presenza di smartphone e di cellulari di qualsiasi generazione anche se spenti, anche senza batteria, sprovvisti di sim card e anche se nascosti nei luoghi più impensabili, cavità anatomiche comprese.
“Il Manta Ray individua qualsiasi componente elettronica – afferma Romano – perché riconosce i materiali di cui è composto un telefonino, in diversi casi ci ha permesso di trovare sim e memory card. Non siamo l’unico Istituto ad averlo in dotazione che ha tratto vantaggi dal suo uso, ma in alcuni casi le potenzialità del sistema sono state sottovalutate. Usato correttamente, ci ha segnalato cellulari e sim card nascosti all’interno dell’ampolla rettale, uno dei nascondigli utilizzati più di frequente.
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