Per uno che rientra in carcere, altre decine tra affiliati, killer, pusher e padrini, liberi nel napoletano
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MAFIA 41-BIS Per uno che rientra in carcere, altre decine tra affiliati, killer, pusher e padrini, liberi nel napoletano 17/05/2020 

Per un boss che resta in carcere altri 104 tra affiliati, killer, pusher e padrini lasciano le proprie celle. Sono le due facce della lotta alle mafie ai tempi del Covid. I due pesi di una giustizia rimasta ostaggio di polemiche e decreti. Ieri, dopo una lunga ed estenuante attesa, è arrivata finalmente la decisione sulla richiesta di scarcerazione di Raffaele Cutolo.

Cutolo resta al 41-bis II capo dei capi della Nuova Camorra Organizzata, il "camorrista" per antonomasia, il "professore" della criminalità campana, resterà dov'è: rinchiuso nella sua cella di 10 metri quadrati nel braccio di massima sicurezza del carcere di Parma, al 41-bis. Il sogno di poter tornare a casa, ai domiciliari nella sua abitazione di via delle Rose, dove vive sua sorella Rosetta, è sfumato. Il magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia ha, infatti, respinto la richiesta di sospensione di esecuzione della pena con applicazione provvisoria della detenzione domiciliare. Richiesta firmata, qualche settimana fa - nel clou della pandemia dall'avvocato del boss, difeso da Gaetano Aufiero.

Una istanza avallata, secondo la difesa, dalle precarie condizioni di salute di Cutolo. L'anziano padrino che oggi ha varcato la soglia dei settanta anni è considerato - da chi lo difende - il fantasma di quel boss spietato e sanguinario che ha terrorizzato PItalia in quel decennio buio a cavallo tra gli anni '70 e '80. Qualche mese fa è stato addirittura costretto al ricovero in ospedale, sempre a Parma, a causa di una improvvisa crisi respiratoria. L'appiglio alla clamorosa scarcerazione era arrivato dalla famosa e discussa circolare del Dap con la quale si chiedeva un censimento dei detenuti over 70 e affetti da gravi patologie. Circolare che ha poi portato alle dimissioni del capo del Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria. La richiesta è stata però respinta, al termine di una lunga riflessione, proprio nel giorno in cui il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede si è difeso in Parlamento rispondendo agli attacchi sullo scontro con il magistrato Antonino DÌ Matteo e sulle critiche al famoso decreto che ha aperto alle scarcerazioni per evitare il contagio in carcere.

Ma a fare da contraltare all'immagine di quel vecchio padrino piegato su se stesso nella sua cella del carcere duro, ci sono le foto e i volti di centinaia di camorristi e spacciatori che negli ultimi 60 giorni, tra assoluzioni, provvedimenti autonomi dei giudici e leggi anti-virus, sono tornati a casa, o addirittura in libertà.

In tutto sono 104 soltanto quelli scarcerati tra Napoli e provincia. E in quella lista ci sono anche nomi "pesanti". Come Vincenzo Lucio, ritenuto un killer del clan Birra di Ercolano. E' stato condannato due volte all'ergastolo Lucio per gli omicidi di Ettore Merlino e Gaetano Finto. Ma nonostante la doppia condanna al carcere a vita ha ottenuto i domiciliari per motivi di salute. Ha beneficiato del "Cura Italia" anche Carmela Gionta, 71 anni, sorella di "don Valentino", il padrino di Torre Annunziata recluso al carcere duro. Sempre a Torre Annunziata è stato scarcerato Oreste Maresca, 26 anni figlio d'arte di Luigi alias O trippone, ovvero il killer di camorra condannato all'ergastolo per il cruento omicidio del rivale dei Gallo Cavalieri Natalino Scarpa. Il figlio del killer è tornato ai domiciliari nonostante una serie di condanne per droga pari a 9 anni di carcere. E ancora Salvatore Teano, considerato vicino ai Gionta. Ai domiciliari grazie al Covid-19 anche Francesco Di Martino, 58 anni, ritenuto elemente di spicco della cosca degli Afeltra - Di Martino attiva nei comuni dei monti Lattari. Mentre a Castellaminare di Stabia sono stati scarcerati, negli ultimi giorni, tre imprenditori invischiati in diverse inchieste sulla criminalità organizzata. Tra questi anche Alfonso Cesarano, il re dei funerali, ritenuto vicino al clan D'Alessandro. In queste settimane, invece, un boss vesuviano ha lasciato il 41-bis ed e tornato libero. Si tratta di Mario Ascione, figlio del super boss di Ercolano Raffaele O luongo. Ascione è tornato un uomo libero, dopo 12 anni di carcere e una condanna per associazione mafiosa già scontata, in seguito a un'assoluzione per omicidio. Il rampollo della dinastia criminale con interessi anche a Torre del Greco è comunque a processo ed è stata condannato, in primo grado, per l'omicidio di Giorgio Scarrone, uno dei delitti collegati alla terrificante guerra di camorra andata in scena nel decennio 2000-2010.

Un piccolo esercito di boss, killer, pusher e presunti colletti bianchi tornati a casa nei giorni caotici della pandemia. Centoquattro nomi già finiti all'attenzione di forze dell'ordine e magistratura.

Metropolis Napoli

Raffaele Cutolo resta in carcere: rigettata la richiesta di domiciliari per motivi di salute

 


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