«Ale è stato da subito un bambino speciale, dotato di una sensibilità particolare che lo rendeva attento agli altri e desideroso di aiutarli. Durante la sua malattia sognava di trovare la formula magica per aiutare i dottori a guarire tutti i bambini malati come lui, ma andando anche oltre, desiderava venisse scoperto il modo per evitare che altri piccoli potessero ammalarsi. Il vuoto che ci ha lasciato non è raccontabile, ma quello che è successo dopo di lui dà un senso alla sua breve vita: noi e la sua sorellina Sofia Maria abbiamo fatto del suo sogno il nostro».
Luisa Mondella e Giorgio Maria Zancan, genitori di Alessandro Maria, sorridono sempre e guardandoli, sentendoli parlare del loro bambino - mancato nel 2014 all'età di dieci anni dopo due di lotta contro una grave e rara forma di leucemia, la linfoblastica acuta di tipo T - si comprende che per salvarsi da un dolore che annienta, come quello della perdita inspiegabile e sconvolgente di un figlio, non c'è altra strada che fare del bene e mettercela tutta per realizzare quelli che erano i suoi desideri e le sue speranze. Senza mai smettere di donare amore. È così che questi due genitori e la loro figlia hanno fondato la onlus GrandeAle (@fond.alessandromariazancan) come il bambino era solito soprannominarsi durante l'ultimo periodo della sua vita, che opera principalmente all'interno del San Gerardo di Monza, tra i più importanti centri europei per la cura delle leucemie pediatriche e dov'è stato ricoverato il loro piccolo.
IL MIRACOLO DI NATALE (14 dicembre 2018: Una rappresentanza della Polizia Penitenziaria del carcere di San Vittore...
Pubblicato da Fondazione Alessandro Maria Zancan su Sabato 15 dicembre 2018
«Quello che è successo dopo di lui dà un senso alla sua breve vita» ha spiegato Luisa Mondella qualche giorno fa alla messa natalizia all'interno della sala polivalente del carcere di San Vittore a cui, oltre a tutto il personale della Polizia Penitenziaria e al suo comandante Manuela Federico, hanno partecipato il provveditore regionale alle carceri Luigi Pagano, il direttore della casa circondariale, Giacinto Siciliano e diversi operatori civili. Un incontro casuale tra questa madre coraggio e la Federico, infatti, ha portato la storia del piccolo grande Alessandro e il suo messaggio di speranza che travalica la vita e la morte anche all'interno delle mura del carcere più noto d'Italia. Dove non solo la comandante ha organizzato una raccolta fondi tra il personale della Penitenziaria vendendo oltre 150 deliziosi braccialetti d'argento placcati oro rosa della fondazione, ma è andata personalmente con una decina di poliziotti nel reparto del San Gerardo dove vengono ricoverati questi piccoli malati, portando loro un regalo natalizio e momenti di divertimento.
Cosa rende speciale la GrandeAle onlus è presto detto: tutti gli obiettivi che il piccolo Alessandro si era prefisso, come mission, fanno continuamente progressi. Anche grazie al contributo e all'impegno costante ed entusiastico dei suoi famigliari, del dottor Giuseppe Gaipa, del presidente del comitato scientifico Momcilo Jankovic («guru in materia di leucemie e un vero angelo tra i bambini malati e i genitori» spiega Mondella) la ricerca e la prevenzione sulle leucemie linfoblastiche acute ha già fatto in questi anni notevoli passi in avanti con un abbassamento della percentuale dei casi resistenti alle cure. Inoltre la onlus, proprio come avrebbe desiderato Ale, finanzia fortemente il supporto ludico e psicologico dei piccoli ricoverati attraverso il lavoro apprezzatissimo di Francesca Ieva, l'animatrice e della psicologa infantile Emanuela Schivalocchi, quindi, grazie al Fondo GrandeAle e alle specifiche indicazioni di una assistente le famiglie dei piccoli malati vengono aiutate a risolvere le situazioni più disagiate.
Infine la fondazione, dopo aver ottenuto il permesso del Comune e di tutte le famiglie, sta sistemando il campo 74, cioè il campo dei bambini del cimitero Maggiore, dove riposa anche Ale, in parte comprensibilmente trascurato da quei genitori che, dopo la terribile perdita del loro bimbo, non ce l'hanno più fatta a far visita al luogo dov'è stato deposto.
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