Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-01177
presentato da
LABRIOLA Vincenza
testo di
Venerdì 21 settembre 2018, seduta n. 48
LABRIOLA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 18 settembre 2018, presso l'istituto femminile di Roma Rebibbia, si è consumata una tragedia per mano della follia omicida di una detenuta che, ristretta in stato di custodia cautelare con i suoi due figlioletti, ha gettato gli stessi nella tromba delle scale della sezione nido, causando la morte immediata di uno di essi e causando la morte cerebrale dell'altro;
tale tragedia, imprevedibile, ricalca le molte, purtroppo, registratesi negli ultimi tempi – analoghe nel gesto di follia omicida di genitori – ma con la variante, in questo caso, del luogo del verificarsi dell'evento: una sezione nido di un penitenziario e non una abitazione privata;
tale ultima circostanza – determinatasi per effetto della decisione di una autorità giudiziaria che ha ritenuto di dover disporre la custodia cautelare in carcere in luogo degli arresti domiciliari della madre dei due bambini – è venuta a pesare come un macigno sui vertici dell'istituto, immediatamente sospesi dalle rispettive funzioni come se la tragedia, assolutamente imponderabile, fosse conseguenza di una qualche loro responsabilità;
le responsabilità, in uno stato di diritto, devono essere accertate ancor prima dell'adozione di un qualsivoglia provvedimento punitivo; principio non osservato per la tragedia di Rebibbia dove, secondo l'interrogante, di fatto, sono stati trovati subito dei capri espiatori senza accertamenti, senza verità, per un fatto che, icto oculi, esorbita dalla sfera di controllo e di vigilanza del personale dell'istituto;
non è accettabile ad avviso dell'interrogante che un Ministro della giustizia sia il primo a non rispettare il principio costituzionale della presunzione di innocenza come rileva la circostanza di avere, il suddetto, dichiarato, in una intervista al Fatto Quotidiano, di aver avviato una ispezione per accertare gli errori, mentre, contestualmente, ha adottato i provvedimenti di sospensione per quegli stessi asseriti errori, oggetto ancora di accertamento e verifica;
non è accettabile che un Ministro della giustizia abbia gettato pubblicamente discredito, ad avviso dell'interrogante, sui vertici dell'istituto, mortificandone le professionalità – da più parti, invece, coralmente riconosciute – e aggiungendo dolore alle loro vite, già provate per il dramma impotentemente vissuto;
non è possibile per l'interrogante che un Ministro della giustizia, prima di puntare il dito sugli operatori penitenziari, non si sia interrogato – e non si interroghi – sulle difficoltà oggettive incontrate dalla gran parte delle direzioni penitenziarie per la considerevole presenza di detenuti con problematiche psichiatriche, la cui gestione è divenuta particolarmente onerosa a seguito sia del transito della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale, sia della avvenuta soppressione degli ospedali psichiatrico-giudiziari –:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative per provvedere all'immediata revoca dei provvedimenti di sospensione adottati dal capo del dipartimento e per procedere al reintegro immediato in servizio del direttore, del vicedirettore e del vice comandante di reparto della casa circondariale femminile di Rebibbia;
se non reputi necessaria l'istituzione, in luogo della disposta visita ispettiva, di una commissione permanente che, prendendo le mosse dalla tragedia di Rebibbia, accerti, in presenza di eventi critici auto ed etero aggressivi, le eventuali responsabilità riguardanti ogni professionalità operante nell'istituto, anche alla luce delle condizioni di salute dei ristretti;
se non ritenga di assumere iniziative normative affinché, nel caso in cui si rendano necessarie misure di restrizione della libertà personale nei confronti di madri di minori, sia prescelta la misura cautelare degli arresti domiciliari o l'assegnazione presso una casa famiglia protetta.
(4-01177)