Diverse centinaia di detenuti in condizioni di semilibertà, in protesta contro le restrizioni imposte per contenere l'emergenza coronavirus, sono evasi da almeno cinque penitenziari di San Paolo, in Brasile.
Le fughe sono iniziate nella serata di lunedì, poco dopo che le autorità locali avevano disposto la revoca del permesso di uscita temporaneo che viene tradizionalmente concesso nell'imminenza delle feste di Pasqua. Tensioni si erano registrate già poche ore prima, con la decisione di mettere un freno alle visite in carcere dei parenti dei detenuti.
Secondo quanto riportano funzionari delle carceri citati dal quotidiano "Folha de Sao Paulo", gli evasi avrebbero preso in ostaggio almeno otto agenti di polizia carceraria. Per il sindacato degli agenti penitenziari di San Paolo, il numero di evasi in totale avrebbe superato quota 1.500. Le autorità locali hanno disposto misure straordinarie di sicurezza dinanzi alla nuova emergenza, sospendendo le attività scolastiche e invitando la popolazione a non uscire di casa.
Il governatore dello stato di San Paolo, Joao Doria, ha difeso la decisione di impedire l'uscita di prigionieri segnalando che le circa 43mila persone interessate avrebbero potuto contrarre il virus e riportarlo nelle mura carcerarie creando una ulteriore e più drammatica emergenza sanitaria. La città di San Paolo ha negli ultimi giorni adottato diverse misure di contrasto alla possibile diffusione del virus. In ultimo, lunedì 16, il tribunale ha deciso di sospendere le udienze non urgenti e ha vietato la presenza del pubblico nei processi considerati non rinviabili.
Ad oggi, in tutto il paese si contano 234 contagi, con 18 persone ricoverate. La cifra potrebbe però essere più alta se si considerano i 60 casi di contagio recensiti dai dipartimenti sanità di alcuni stati, i cui bilanci non sono considerati omogenei rispetto a quelli del governo federale.
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