Nino Di Matteo: mafiosi attendevano l’apertura di un varco dalle corti di giustizia europee, evitiamo che il varco si allarghi
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MAFIA 41-BIS Nino Di Matteo: mafiosi attendevano l’apertura di un varco dalle corti di giustizia europee, evitiamo che il varco si allarghi 06/11/2019 

Ecco un estratto dell'ntervista che Lucia Annunziata, conduttrice del programma di Rai 3 "Mezz'ora in più", ha fatto al magistrato Nino Di Matteo, recentemente eletto consigliere al Csm.

L'intervista completa su RaiPlay: https://www.raiplay.it/video/2019/10/12-h-in-piu-9a60bc48-62a7-45af-8cd6-4bf008364216.html

Alcuni passaggi trascritti su: http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/76389-ergastolo-ostativo-csm-stragi-e-mandanti-esterni-nino-di-matteo-intervenuto-a-mezz-ora-in-piu.html

Tema "caldo", toccato durante la trasmissione, è stato quello delle recenti sentenze della Cedu e della Corte Costituzionale sull'ergastolo ostativo. Di Matteo, prima di esprimere il proprio parere sul punto, ha voluto fare tre premesse.

La prima: "L’ergastolo è l’unica vera pena detentiva a spaventare i capi della mafia. Ricordo sempre che Riina diceva ai suoi più stretti collaboratori: ‘Noi 15\20 anni di galera possiamo farli anche legati a una branda, ma dobbiamo batterci a tutti i costi contro l’ergastolo'”.

La seconda: “Proprio il tentativo di far abrogare o attenuare il regime dell’ergastolo spinse, tra gl altri obiettivi, Cosa Nostra a ricattare a suon di bombe lo Stato nel biennio 1992-1994. Sono state commesse delle stragi proprio per ottenere quel risultato”.

La terza premessa: “Fino a poco tempo fa, poco più di un anno fa, abbiamo avuto contezza da indagini in corso che dei capi mafia, che hanno partecipato alle stragi e che sicuramente sono a conoscenza di segreti relativi alla compartecipazione di ambienti esterni, avevano anche pensato di collaborare con la giustizia ma non lo hanno fatto proprio perché si attendevano, soprattutto dalle corti di giustizia europee, l’apertura di un varco che evitasse che l’ergastolo fosse veramente a vita”.

Quindi ha concluso: “Ovviamente massimo rispetto per la sentenza della Corte costituzionale che muove dall’esigenza di tutelare diritti costituzionalmente garantiti. Ricordo anche che le mafie, nella loro espressione più pura, mortificano i diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini ogni giorno. Detto questo, e in questo senso erano state le mie dichiarazioni, io credo che sulla scia della sentenza dovremmo cercare di evitare che questo varco diventi molto più largo e che tutti i benefici possano essere concessi indiscriminatamente a quelli che hanno ideato le stragi, per esempio”.

"Io auspico - ha proseguito - che il legislatore metta dei paletti soprattutto sul tipo e la natura della prova necessaria a verificare che i contatti tra l'ergastolano e l'organizzazione di appartenenza siano veramente e irreversibilmente venuti meno. Secondo la mia opinione questa certezza, questa prova, non può essere desunta solo dalle considerazioni relative alla condotta carceraria. Perché notoriamente i capi mafia in carcere si comportano meglio di tutti gli altri. Dovrebbe il legislatore stabilire che tipo di prova ci vuole per poter fare accedere anche gli ergastolani ai permessi o ad altri eventuali benefici. Inoltre, come pensano tanti esperti, potrebbe essere interessante ed opportuno concentrare la competenza per queste decisioni su un solo tribunale di sorveglianza, così come avviene per i reclami ed il 41 bis, piuttosto che conservare la competenza di tanti singoli magistrati di sorveglianza in tutto il territorio nazionale che potrebbero essere esposti a minacce e pressioni di tutti i tipi”.

Purtroppo l'Italia, rispetto al resto del Mondo, rappresenta un unicum e questo è un dato di fatto se si considera, come ha ricordato Di Matteo, che "abbiamo delle mafie che hanno raggiunto una potenza che non hanno raggiunto in nessun'altra parte dell'Europa e del Mondo. E abbiamo in particolare una mafia, Cosa nostra siciliana, che ha avuto rapporti di collusione ad altissimo livello, come dicono le sentenze definitive, con esponenti governativi e con esponenti della politica. La nostra è una situazione eccezionale che probabilmente la Cedu non ha colto nelle sue sfaccettature”.


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