In via Arenula, nel cuore della Roma di governo, il corteo blindato che scorta Nino Di Matteo non è passato inosservato. Si è fermato per ben due volte davanti al ministero della Giustizia, fra martedì e mercoledì. Il Guardasigilli Alfonso Bonafede vuole il pubblico ministero del processo "Trattativa Stato-mafia" nel posto che fu di Giovanni Falcone: la direzione degli Affari penali.
E di questo devono avere parlato il ministro e l'attuale sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia. Ma c'è una questione di non poco conto da risolvere, sempre che Di Matteo accetti l'incarico: la direzione della giustizia penale, come si chiama oggi, è stata già assegnata ad aprile; l'ex ministro Andrea Orlando ha firmato un contratto triennale con la magistrata Donatella Donati, che negli ultimi due anni è stata capo della segreteria di Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia. Insomma, il ministro vorrebbe, ma non può.
E, allora, starebbe cercando un'altra collocazione per il pm palermitano. Anche se ormai tutti i posti chiave di via Arenula sono stati assegnati, Bonafede ha chiesto infatti al Csm la collocazione fuori ruolo di sette magistrati. E qui c'è un piccolo giallo: inizialmente, fra i possibili candidati al Dap, la direzione dell'amministrazione penitenziaria, c'era anche Di Matteo, che a lungo si è occupato di mafia e di carcere duro.
Poi, invece, la scelta del ministro ricade su Francesco Basentini, attuale procuratore aggiunto a Potenza. Sono stati giorni di grande fermento in via Arenula. E anche nelle carceri c'era grande attesa per la nomina del nuovo direttore del Dap. Lo racconta una relazione del Gruppo operativo mobile della Polizia Penitenziaria. Alcuni ergastolani al 41 bis hanno commentato il tam tam insistente che dava Di Matteo al ministero con toni preoccupati: "Se viene questo, siamo consumati".
Ma il Dap, ormai è certo, non sarà guidato da Di Matteo, che continua ad essere il più desiderato e osannato dai Cinque Stelle, ma il meno coinvolto nell'azione concreta di governo. Avevano annunciato che doveva essere ministro, poi sottosegretario, poi qualcos'altro di importante al ministero della Giustizia.
Ma non c'è ancora nessun incarico per Di Matteo. Che non vuole fare alcun commento sulla vicenda. Però, due giorni fa, al Tg1, ha bacchettato il ministro Salvini sul caso della scorta di Saviano, e ha detto: "Spero tanto che tutte le istituzioni e questo governo si rendano conto finalmente che la lotta alla mafia è e deve essere una delle questioni principali".
La Repubblica