Il ministro ha inviato un ispettore a Napoli. Il religioso aveva denunciato i metodi «dannosi» usati nella prigione di Poggioreale.
Il ministero ha aperto un'inchiesta sul "carcere di Poggioreale, dopo il clamoroso allontanamento dalla casa di pena del cappellano superiore Giuseppe Favarin, licenziato per avere denunciato in un pubblico dibattito le disastrose condizioni in cui vivono i 1600 detenuti e criticato l'operato degli agenti di custodia. Il religioso, per intervento della Curia arcivescovile di Napoli, è già stato rimesso al suo posto, anche se con alcune limitazioni, ma il ministro di Grazia e Giustizia, on. Guido Gemella, vuole accertare la consistenza della denuncia.
Ieri sera, è giunto a Napoli l'ispettore generale degli istituti di pena, professor Corrado D'Amelio, con il compito di svolgere indagini tra i reclusi e il personale del carcere. Il prof. D'Amelio per circa sei anni, nell'immediato dopoguerra, di-resse il carcere napoletano. Ha già avuto un lungo colloquio con il cappellano. In giornata l'ispettore dovrebbe incontrarsi anche con il personale e con alcuni dirigenti e si prevede che l'indagine si protrarrà ancora per alcuni giorni.
Giuseppe Favarin, un religioso veneto di 46 anni, è ritenuto un esperto di problemi carcerari per avere svolto una proficua opera di missione tra i reclusi in diverse case di pena Italiane. Una settimana fa, egli partecipò a una « tavola rotonda » presso la Camera di commercio di Napoli, organizzata dalla commissione pastorale carceraria: nel corso del dibattito, al quale presero parte psichiatri, esponenti politici e dirigenti di penitenziari, il religioso denunciò le gravi manchevolezze del sistema. Favarin ebbe espressioni dure soprattutto per gli agenti di custodia di Poggioreale «impreparati» ai loro compiti. «I detenuti, disse, non potranno mai essere- recuperati, per i modi repressivi instaurati tra le mura della prigione; quando riacquistano la libertà sono esacerbati e quindi peggiori dì prima ».
All'indomani della denuncia, il religioso fu sospeso dall'incarico di cappellano superiore e gli venne anche vietato l'ingresso all'alloggio occupato in un'ala del carcere. La direzione gli fece sapere, tramite il custode, che egli era «elemento 'indesiderabile» e che la sua presenza poteva costituire motivo di disordine tra 1 detenuti. Intervenne la Curia e padre Favarin fu riammesso, senza però ottenere il consenso a celebrare Messa per i carcerati. Ora il ministro Gonnella ha disposto un'inchiesta.
La Stampa 10 marzo 1972