Resta in carcere Massimo Carminati. La terza sezione penale della Corte d'appello ha bocciato la richiesta di domiciliari per l'imputato cardine, insieme a Salvatore Buzzi, del processo sul "Mondo di mezzo". A suo carico ancora "permangono esigenze cautelari di eccezionale rilevanza". Stando ai giudici Carminati, "promotore e organizzatore di due pericolose associazioni per delinquere", come riconosciuto dalla Cassazione, è "gravato da precedenti penali inquietanti e continuativi nel tempo" e ha ancora un "particolare spessore criminale". In più "non ha manifestato resipiscenza" dopo i lunghi periodi di detenzione sofferti, "continuando in modo ininterrotto a rendersi responsabile di gravi delitti, assumendo nel tempo uno spessore criminale tale da incutere rispetto e timore persino nell'ambito di pericolose associazioni criminale, oltre che potenziali vittime, e avendo anche disponibilità di armi".
Il vertice del "Mondo di mezzo", dunque, resta l'unico imputato del processo ad essere ancora sottoposto a misura cautelare. La sentenza della Cassazione, ad ottobre, non aveva riconosciuto per lui, per Salvatore Buzzi e per altri imputati l'accusa di associazione mafiosa, rinviando in secondo grado per la rideterminazione della pena (riconoscendo l'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e altri reati). Prima di Natale Salvatore Buzzi è finito ai domiciliari e poco prima anche per Riccardo Brugia, braccio destro di Carminati, aveva avuto la stessa sorte.
"C'è stata un'ingiustificata disparità di trattamento con gli altri imputati - ha chiosato l'avvocato Francesco Tagliaferri, che insieme all'avvocato Cesare Placanica ha fatto istanza - bene ha fatto la Corte a concedere i domiciliari a Buzzi e agli altri ma altrettanto avrebbe dovuto fare per Carminati".
Stando alla Corte d'appello, a carico di Carminati "permangono le esigenze cautelari di eccezionale rilevanza già evidenziate nei provvedimenti cautelari del presente procedimento". Per quanto riguarda i fatti compiuti, "è stato ritenuto responsabile di gravissimi reati e la Cassazione ha sostanzialmente confermato l'impianto accusatorio, ritenendo la fondatezza di gran parte delle accuse e riconoscendo il suo ruolo di promotore ed organizzatore, con riferimento a due pericolose associazioni per delinquere".
Per i giudici, inoltre, anche il suo trascorso non è da sottovalutare: "Dal certificato penale si evince il particolare spessore criminale. Carminati è gravato da precedenti penali inquietanti e continuativi nel tempo: reati contro la persona, associativi e commessi con l'uso delle armi".
Per i giudici, infine, visto anche il parere contrario della procura generale e che il termine "di durata massima non è prossimo alla scadenza", i domiciliari sono da rigettare perché "non idonei a salvaguardare le gravissime esigenze cautelari qui evidenziate, tenuto conto, tra l'altro, della rete di relazioni del Carminati con gli ambienti criminali romani, che è stata definitivamente dimostrata, anche con la recente sentenza della Cassazione".
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