Nei 191 penitenziari per adulti con una capienza complessiva di 50.615 posti, i detenuti al 31 maggio 2018 erano 58.569. Un anno prima erano 56.863, nel 2016 erano 53.495. È quanto emerge dalla relazione al Parlamento del Garante dei detenuti, presentata oggi. Si tratta di numeri in aumento - ma con un andamento negli ultimi mesi meno rapido - che descrivono una situazione «da tenere scrupolosamente sotto controllo», dice la relazione. Il Garante chiede al nuovo Parlamento e Governo di «non disperdere i passi avanti fatti» finora. E il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, annuncia di voler intervenire sulla riforma valorizzando il lavoro già fatto, precisando che «il 41 bis è strumento irrinunciabile».
Suicidi, 23 da inizio anno
Nel corso della sua attività il Garante ha visitato 71 istituti, in parte con visite ad hoc dovute a particolari circostanze o segnalazioni. Molte le vulnerabilità evidenziate dalla relazione: lo stesso numero di suicidi (23 da inizio anno) ne è per molti aspetti un indicatore. Al 31 dicembre 2017, secondo i dati del Dap (il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia), il totale dei detenuti "lavoranti" era di 18.404, il 31,95% della popolazione detenuta. Nel 2016 erano 16.252, il 29,73%: c'è un leggero incremento, dice il Garante, ma la quota è sempre ben al di sotto del 50%.
Troppi bambini in carcere con le madri
Secondo la relazione, poi, sono ancora tanti i bambini "detenuti" nelle carceri italiane. Al 31 maggio del 2018 i minori sotto i tre anni ristretti all'interno di istituti di pena - in aree denominate "sezioni nido" - sono 8 (con 7 mamme); i bimbi possono restare con le madri fino all'età di 3 anni. Nei cinque Icam, gli istituti a custodia attenuata per detenute madri, presenti a Torino, Milano, Venezia, Senorbì (Cagliari), Lauro (Avellino) ci sono altri 18 minori (con 15 mamme); qui si può restare fino ai 6 anni. La relazione specifica che l'Icam sardo, in realtà, non ha ospiti perché la sua collocazione separata, a 48 km da Cagliari, rende difficile per una madre rinunciare al contesto relazionale per accedere a una situazione di semi-isolamento.
“«il 41 bis è uno strumento irrinunciabile, anche se deve essere compatibile con la funzione risocializzante della pena”
Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia
Il Garante: nel 2017 avviati percorsi, ora concretezza attuativa
«Confido - ha dichiarato il Garante alla presentazione della relazione - che nel definire gli strumenti che il nuovo Parlamento e Governo riterranno di adottare» nel settore carceri «il patrimonio di riflessione elaborato, anche sulla base delle indicazioni delle alte corti nazionali e sovranazionali, sarà tenuto in dovuto conto come contributo importante per la volontà condivisa di sviluppare un sistema di pene e della loro esecuzione pienamente rispondente ai limiti e alle finalità che la Costituzione assegna alla potestà punitiva del nostro Paese». «Il 2017 -ha aggiunto - non è stato un anno di inerzia. Tutt'altro, è stato un anno di apertura di interrogativi, di avvio di percorsi, seppure a volte contraddittori, che ora richiedono concretezza attuativa».
Bonafede: cambierò riforma, 41 bis irrinunciabile
Intervenuto alla presentazione della relazione, il ministro della Giustizia Bonafede ha annunciato che «in tempi brevissimi dovrò fare delle scelte importanti sulla riforma dell'ordinamento penitenziario, volutamente lasciata alla nuova maggioranza dalla maggioranza precedente». «È noto che la riforma non mi trovi d'accordo e così com'è non potrà andare avanti - ha continuato - ma si tratta di un intervento vasto al cui interno ci sono anche elementi importanti a cui prestare attenzione, come le garanzie della vita detentiva e il lavoro dei detenuti: su questi punti intendo confrontarmi con il Garante nei prossimi giorni per una nuova partenza». Bonafede ha poi sottolineato che «il 41 bis è uno strumento irrinunciabile, anche se deve essere compatibile con la funzione risocializzante della pena» e che «per certi reati il carcere è insopprimibile per rompere i legami criminali pericolosi per la nostra democrazia».
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