Serviranno per superare le attuali gravi carenze - Si inizieranno al più presto nuove costruzioni - La maggioranza chiede al governo una rapida riforma del sistema carcerario - Gava parla delle rivolte scoppiate in aprile a Torino, Milano, Genova, Bari.
Una rapida riforma del sistema carcerario e dell'edilizia carceraria è stata chiesta stasera al governo da un documento della maggioranza, che ha concluso al Senato il dibattito sulle rivolte scoppiate in aprile nei maggiori stabilimenti penali italiani (fra cui quelli di Torino, Genova, Milano e Bari).
L'ordine del giorno, presentato da democristiani e socialisti, è stato approvato dopo la replica del ministro Gava, che ha analizzato le cause dei tumulti, riconoscendo l'urgenza d'una riforma, ma anche rilevando le modifiche introdotte da anni nella vita dei detenuti. Il documento di maggioranza fa voti perché siano accelerati al massimo i lavori in corso per costruire o ammodernare gli edifici carcerari.
Propone che sia costituito un comitato di esperti, con il mandato di elaborare un piano di edilizia carceraria da attuarsi con urgenza attraverso finanziamenti globali ripartiti in poche annualità. Via via che sorgeranno nuove case di pena — dice l'ordine del giorno — dovranno essere ordinati i progetti esecutivi di altri edifici, provvedendo ai necessari stanziamenti. In attesa di sostituire le vecchie carceri, si dovrà procedere al rinnovo degli arredamenti e delle attrezzature, specialmente per quanto riguarda i servizi igienici e sanitari.
Il documento chiede al governo di presentare « i necessari disegni di legge » per finanziare l'immediata attuazione della legge di riforma carceraria in cui è previsto l'aumento del numero degli agenti di custodia, dei maestri, degli assistenti sociali, degli educatori, oltre all'istituzione, in ogni casa di pena, di centri di osservazione. Dopo aver suggerito lo studio dei miglioramenti per il personale amministrativo delle carceri, l'ordine del giorno invita il governo a impartire subito, con apposite circolari, «tutte le istruzioni che tendano ad umanizzare in ogni modo possibile la pena ».
Nella sua replica, il ministro della Giustizia ha spiegato che la scintilla della rivolta parti il 12 aprile scorso dalle carceri di Torino in seguito « alla falsa notizia, artatamente diffusa, che tre detenuti erano stati uccisi ». Vane furono le smentite — ha detto Gava — e la sommossa si propagò da Torino a Milano e, con minore intensità, a Genova, Bari e Cagliari.
Secondo il ministro, le cause fondamentali del grave fenomeno si collegano alle tensioni sociali, ai disordini e alla violenza, fra cui la contestazione giovanile. Respingendo le critiche dell'opposizione, Gava ha affermato che i mezzi impiegati per domare le rivolte furono decisi, ma umani, e non portarono a spargimenti di sangue, contrariamente a ciò che è accaduto nello stesso periono vari detenuti.
Ha poi negato che il sistema carcerario italiano sia rimasto « incredibilmente arretrato » e sulle posizioni dell'anteguerra. Esistono — ha detto — preoccupanti problemi per gli organici del personale di custodia e per l'edilizia, ma molti progressi si sono realizzati nel rispetto della dignità del detenuto. Ad esempio — ha ricordato Gava — sono stati soppressi il numero di matricola sulle casacche e il taglio dei capelli a zero; gli agenti non possono più rivolgersi ai detenuti usando il tu, ma devono trattarli con il « lei ». Sono aumentati e agevolati i colloqui con i familiari e gli amici, vengono normalmente concessi i permessi di visitare i congiunti in fin di vita. E' stato limitato l'uso delle manette solo alle traduzioni e l'isolamento in cella è applicato solo su richiesta della magistratura e per un periodo non superiore ai tre mesi. E' migliorata anche la situazione igienico-sanitaria: il « degradante buglione collettivo» è stato sostituito in oltre due terzi delle carceri, in numerosi istituti è stato installato il termosifone con una spesa complessiva di un miliardo e 700 milioni negli ultimi cinque anni. Vestiti e vitto sono migliorati sotto il controllo di commissioni di detenuti. In molte carceri esistono laboratori che impiegavano, al 31 dicembre scorso, 15.036 detenuti su una popolazione carceraria di 30.447 persone. Le paghe sono aumentate a 600 lire giornaliere contro le 160 percepite nel 1950: è in preparazione una riforma anche in questo campo sotto l'aspetto remunerativo e previdenziale.
Dopo aver fornito altri ragguagli sulle attività scolastiche, sportive, ricreative e spirituali, Gava ha dichiarato che per superare le « attuali gravi carenze » è stato predisposto un piano di costruzioni per un importo di 200 miliardi da spendere entro cinque anni a partire dal 1971 o 1972. Gava ha concluso dicendo che, per evitare ritardi, ha proposto al ministro dei Lavori Pubblici, Mancini, di affidare l'esecuzione dei progetti ad uno o più enti delle Partecipazioni statali e che il relativo provvedimento di legge è in preparazione.
La Stampa 18 giugno 1969