Con il marito non vuole più avere alcun rapporto. Ai poliziotti che proteggono l'ultimo pentito di mafia, Giovanni Johnny Lucchese, la moglie Rosalinda Tagliavia non ha voluto consegnato neppure i vestiti. Figuriamoci gli orologi a cui l'uomo tiene tanto.
“Ve ne dovete occupare voi”, avrebbe detto la donna che si è dissociata dalla scelta del coniuge rifiutando la protezione dello Stato. Non lo vede da mesi. Di sicuro dai primi giorni di agosto quando l'uomo ha deciso di pentirsi, voltando le spalle al clan di Brancaccio. Da allora ha iniziato a riempire verbali su verbali. Di cose ne ha raccontare ne ha parecchio, lui che è cresciuto a pane e mafia. Aveva quindici anni quando nel 1987 Giuseppe Lucchese, zio di Johnny, uccise sua madre Luisa Provvidenza Grippi.
Oggi Lucchese era atteso in Tribunale a Palermo, ma ha rinunciato alla presenza al processo che lo vede imputato per minaccia nei confronti di un agente di Polizia Penitenziaria.
Due anni fa era andato al carcere Pagliarelli per incontrare il padre Nino, detenuto in infermeria prima che gli venissero concessi gli arresti domiciliari per motivi di salute, nonostante una condanna all'ergastolo. Quando l'agente gli disse che non era consentito portare cibo in infermeria Johnny Lucchese perse le staffe: “Se ti incontro fuori ti mando all'ospedale”. Da qui il processo, nato prima che anche Lucchese jr finisse in carcere per mafia in un blitz del 2017 della squadra mobile e del nucleo di polizia economico-finanziaria.
Il neo pentito non ha fatto pervenire al Tribunale né la revoca del vecchio difensore, né la nomina del nuovo. Il giudice ha acquisito le relazioni di servizio della Polizia Penitenziaria e rinviato il processo.
livesicilia.it