Ci sono voluti 22 anni, una decina di giudizi e una montagna di carte bollate, ma adesso il Tar sembra aver messo la parola fine a una vicenda che ha visto contrapposti lo Stato e il gruppo Bastogi controllato dalla famiglia Cabassi: i ministeri delle Infrastrutture e della Giustizia dovranno depositare entro 60 giorni nella tesoreria di Cassa Depositi e prestiti la bellezza di 23 milioni e mezzo per ripagare il gruppo dell’esproprio dei terreni dove è sorto il carcere di Bollate. Entro 30 giorni dovranno procedere allo «svincolo» della somma. E nei successivi 15 giorni Cdp dovrà provvedere all’effettivo pagamento. Per evitare ulteriori ritardi o inadempienze il Tar ha già nominato un commissario ad acta che dovrà dare esecuzione al provvedimento prevedendo anche una penale per ogni giorno di ritardo. Ma la vicenda non finisce qui. Restano in sospeso altri 13 milioni e rotti per «occupazione senza titolo». Il giudizio della Cassazione è atteso nei prossimi mesi. Se anche questo dovesse trovare l’assenso dei giudici, lo Stato dovrà versare in tutto 34 milioni al gruppo, oltre ai 7 e mezzo versati al momento dell’esproprio, ritenuti dall’holding Bastogi un acconto.
L’anno è il 1996, quando il ministero dei Lavori pubblici e della Giustizia espropriano i terreni di proprietà di Sintesi (ora gruppo Bastogi) per costruire il carcere di Bollate. Parte subito il contenzioso contro...