Ergastolo confermato dalla Corte d'Appello di Palermo per Nicolò Girgenti, vivaista di 48 anni, per l'omicidio del maresciallo dei carabinieri Silvio Mirarchi (Medaglia d'oro al valor civile, alla memoria), ucciso a 53 anni in un agguato avvenuto la notte del 31 maggio 2016 nelle campagne di Marsala.
I giudici della prima sezione, presieduta dal giudice Mario Fontana, hanno dunque confermato le valutazioni della corte d'Assise di Trapani nell'autunno 2018. In fase di requisitoria il pg Ettore Costanzo aveva precisato che Girgenti "o ha sparato o è stato molto vicino a chi lo ha fatto", ha detto durante la requisitoria.
A uccidere il maresciallo - quella notte impegnato in un sopralluogo nei pressi di una serra con 6000 piante di canapa afgana in contrada Ventrischi (Marsala) - fu un proiettile sparato da una semiautomatica Star, modello Bs calibro 9x19 ma sul luogo, oltre ai bossoli del collega che era dotato di una semiautomatica Beretta, vennero trovati i bossoli di unaterza arma.
"Arrivati all'incirca dove ci sono le serre il maresciallo ha acceso la lampadina e abbiamo intimato: 'alt, fermi, Carabinieri'. Ma non abbiamo finito di dire le parole che ci hanno sparato addosso", raccontò l'appuntato Antonello Massimo Cammarata, che si trovava assieme a Mirarchi durante il sopralluogo.
In seguito all'agguato i militari dell'Arma indagarono su un gruppo di persone che gravitava attorno alla gestione della serra poi sequestrata e il 22 giugno fu arrestato Girgenti che da allora si trova detenuto al 'Pagliarelli' di Palermo. L'uomo fu sottoposto allo stub, un tampone simile al guanto di paraffina analizzato dai Ris di Messina rilevando un'alta percentuale di sostanze (nichel e rame) che - secondo i legali dell'uomo - erano riconducibili alle sue attività agricole.
Nella sentenza di primo grado la Corte d'Assise di Trapani confermè la compatibilità tra le tracce di polvere da sparo ritrovate sui vestiti di Girgenti e l'arma che uccise Mirarchi. Per la gestione della serra di marijuana invece il Tribunale di Marsala condannò Girgenti a 2 anni e mezzo di carcere, Francesco D'Arrigo (gestore della serra) a 3 anni e mezzo e Fabrizio Messina Denaro (nessuna parentela con l'omonima famiglia mafiosa) a 3 anni.