Svolta nell'inchiesta sul manicomio giudiziario di Aversa, condotta dalla procura generale del tribunale di Napoli, che ha avocato a sé le indagini dopo le accuse rivolte da tre reclusi, attualmente trasferiti nelle carceri di Perugia e respinte dal giudice di sorveglianza dell'istituto di pena, La Spada, che le ha definite “infondate e assurde”.
Il sostituto procuratore, Santelia, ha inviato comunicazioni giudiziarie al direttore sanitario del manicomio, Domenico Ragozzino e a due sottufficiali degli agenti di custodia. Il sanitario è accusato di omissione di atti d'ufficio, le guardie carcerarie di maltrattamenti e vessazioni di ogni genere, nei riguardi dei detenuti sottoposti a perizie psichiatriche.
L'inchiesta sul manicomio di Aversa prese l'avvio nel novembre dello scorso anno, quando un agente di custodia, durante un tentativo di sommossa, fu accoltellato alla gola e un altro tenuto in ostaggio per otto ore. Poco tempo dopo, tre detenuti trasferiti a Perugia inviarono una serie di esposti alla magistratura napoletana, denunciando il funzionamento del manicomio giudiziario, maltrattamenti e soprusi. Nel documento si affermava che nell'istituto di pena i malati di mente sono costretti a vivere in condizione disumana e che per ottenere le più elementari prestazioni di assistenza sono soggetti “a pagare un vero e proprio tariffario della corruzione”. Ad esempio, il cambio delle lenzuola “costa” non meno di tre pacchetti di sigarette, per cure sanitarie analogo trattamento; il cibo nauseante e la sporcizia dominano ovunque. Per un normale colloquio col direttore, sembra che la “domandina” debba essere accompagnata - perché abbia esito positivo - da qualche banconota.
La Stampa 6 marzo 1975