Sono il presunto capo della « banda delle parrucche », che ha compiuto decine di rapine, e un giovane condannato a 7 anni per furti - Erano anche in possesso d'una corda con un uncino per scalare il muro - All'esterno, erano attesi dai complici - Vani i posti di blocco.
Lodi, lunedì mattina. Nelle prime ore di domenica mattina, due detenuti sono evasi dalle carceri giudiziarie di Lodi. Si tratta di Franco Brusati, di 39 anni ( il presunto capo della « banda delle parrucche », una gang che aveva compiuto una decina di rapine nelle banche del Lodigiano e del Milanese) e di Carlo Casirati, di 29 anni (condannato a sette anni di reclusione per furti continuati e pluriaggravati). Hanno segato le sbarre della finestra della cella, al secondo piano del carcere, si sono calati nel cortile, quindi hanno dato la scalata al muro di cinta (alto oltre quattro metri) e sono fuggiti. L'evasione è stata scoperta quattro ore più tardi. A dare l'allarme sono stati due detenuti, compagni di cella del Brusati e del Casirati. « Quando ci siamo svegliati — hanno detto — abbiamo notato le sbarre della finestra segate. Degli altri due nessuna traccia ».
E' stato dato l'allarme. I posti di blocco hanno dato esito negativo. Alle carceri di Lodi si è recato il procuratore della Repubblica, dott. Novello, che — dopo un colloquio con il direttore dell'Istituto di pena, maresciallo Rofrano — ha interrogato il personale di sorveglianza e i due detenuti rimasti in cella. E' stato stabilito che l'evasione è avvenuta verso le 3,30, pochi minuti dopo il controllo del raggio maschile. Alle grate della finestra (erano state segate tre sbarre del diametro di tre centimetri ciascuna) il Brusati ed il Casirati hanno annodato tre lenzuoli, calandosi quindi nel cortiletto sotto il muraglione che circonda le carceri. Per uscire dal carcere, sono riusciti tcon una sbarra di ferro sagomata ad uncino e ricoperta di gomma, per non far rumore) ad arpionare un palo della luce infisso nella sommità del muro, quindi si sono calati in via Della Costa, a meno di venti metri dalla torretta di guardia delle carceri ed a cinquanta metri dalla caserma dell'Artiglieria.
« Sono convinto — ha detto il procuratore della Republica di Lodi — che i due evasi avevano all'esterno dei complici che li hanno aiutati nel proseguimento della fuga ». Il Brusati, milanese, era stato arrestato cinque giorni dopo l'ultima sua impresa: l'assalto alla Banca Nazionale dell'Agricoltura di Paullo, che fruttò un bottino di tre milioni di lire. Con lui finirono in carcere tre complici. La banda usava parrucche per i travestimenti . Il compagno di fuga, Carlo Casirati, di 29 anni, residente a Treviglio in piazza del Popolo, scontava una condanna a sette anni di reclusione per una serie di furti pluriaggravati.
La Stampa 13 settembre 1971