A Regina Coeli, storico carcere della Capitale, si aspettavano una rivolta, così' la direttrice Silvana Sergi aveva già allertato la polizia ed è "andata a parlare con i detenuti, capiamo bene che la situazione non è facile". Lo spiega la dirigente in un'intervista al Messaggero.
"Il decreto del governo ha previsto l'interruzione dei colloqui in carcere, con l'obiettivo di arginare la diffusione del coronavirus. Il colloquio con i familiari è un pezzo fondamentale della vita delle persone che sono detenute. Il fatto di non poter parlare con i propri cari ha creato malumore - spiega - Inoltre la protesta è nata anche come una forma di solidarietà tra i detenuti delle altre carceri".
Hanno protestato "soltanto due sezione su nove, ho parlato con loro a lungo e ho garantito tutto ciò che e' possibile nei limiti dei miei poteri". Inoltre "abbiamo ampliato la fascia oraria per telefonare a casa, dalle 9.00 di mattina fino alle 20.30" e da stamattina "abbiamo potenziato le postazioni con i computer per permettere le video-chiamate con Skype. Prima utilizzavamo un solo pc, veniva impiegato soprattutto dagli stranieri. Oggi ne verranno installati altri cinque".
Per l'emergenza Coronavirus, "dalla fine di gennaio abbiamo applicato tutta una serie di protocolli per evitare il contagio del Covid-19 all'interno del carcere". I detenuti "sono stati sottoposti a screening, abbiamo una tenda della Protezione Civile e un'altra per l'isolamento. Il personale indossa le mascherine. Ovviamente abbiamo annullato gli eventi pubblici e ridotto gli ingressi dei volontari. Infine ci stiamo attrezzando con il termometro scanner per gli esterni, come gli avvocati".