Inchiesta sulle carceri torinesi dopo la protesta dei detenuti le « Nuove » sono invecchiate I posti sono 700, ma oggi vi sono rinchiuse 900 persone e si sono raggiunte punte di 1200 - il direttore: «I lavori di trasformazione sono fermi per mancanza di fondi» - Non c'è l'acqua nelle celle, ai carcerati viene portata una brocca. II Procuratore della Repubblica dott. La Marca: «Si parla sempre di costruire un nuovo edificio, ma non si fa nulla».
Le recenti manifestazioni di protesta scoppiate, in forma più o meno violenta, nelle carceri delle principali città d'Italia hanno riportato alla ribalta due problemi scottanti: la riforma dell'ordinamento per i detenuti e la costruzione di nuove prigioni in cui siano rispettate le normali regole dell'igiene.
Il regolamento ih vigore rispecchia una mentalità retriva. Comprende norme che non vengono ormai osservate nemmeno dal personale di custodia. Quanto agli edifici, anche le «Nuove» sono diventate antiquate. Proprio dalla nostra città è partita la scintilla della agitazione che- si è estesa.rapidamente a tutta la penisola.
I detenuti torinesi avevano chiesto una riforma degli orari. In segno di protesta si sono fermati in cortile un'ora oltre il tarmine stabilito per la « passeggiata». I più scalmanati, una decina, sono stati trasferiti in altre prigioni; gli altri si sono acquietati. L'esempio di Torino è stato contagioso per Milano e Napoli dove si sono verificati dei veri ammutinamenti.
«Sulla riforma dell'ordinamento carcerario — ha fatto notare ieri il procuratore della Repubblica dott. La Marca — siamo noi magistrati i primi ad aver inoltrato delle richieste al Ministero. Purtroppo ogni modifica viene studiata da commissioni che impiegano molto tempo prima di decidere. Quando c'è stata quella forma di protesta, ho inviato subito uno dei migliori sostituti, il dott. Tonìnetti, che ha avviato un dialogo con i detenuti convincendoli a rientrare nella normalità.
Per guanto riguarda l'edificio, posso dire che tre anni fa ho partecipato ad una riunione in Prefettura. Sì è parlato di una nuova costruzione alle Vallette, ed anche di un nuovo Palazzo di Giustizia. Da. allora non è più stato fatto nulla e chissà Quando si potrà realizzare Qualcosa ». Fin dal '61, quando fu presentato il piano della « city », con un nuovo" centro direzionale, si stabili che le carceri dovevano - essere abbattute. In quell'area sarebbero dovute sorgere banche e uffici di pubblico interesse. Il Comune avrebbe acquistato il terreno permutandolo con un altro più vasto, in periferia. Le difficoltà cominciarono quando sì trattò di valutare i beni demaniali.
Il valore principale delle « Nuove » è costituito oggi dal fronte di corso Vittorio. Verrebbe raddoppiato se si trasferissero in altra località le officine delle ferrovie. Quindi l'Amministrazione dello Stato cerca di procrastinare per ottenere maggior vantaggio. E le carceri continuano a rimanere nel cuore della città. Sorsero nel 1657 (la data è incisa sul frontale) e 131 anni fa erano considerate all'avanguardia in questo genere di edilizia. Chi conosce tutto delle « Nuove» è il cappellano, padre Buggero. «Riportandoci a Quell'epoca — racconta — dobbiamo riconoscere che Questa costruzione ha dei notevoli pregi. Le condizioni dei detenuti nella prima metà dell'800 erano disastrose. Basta leggere la vita del beato Cafasso per rendersene conto. Cerano Quattro prigioni dove si viveva nella completa sporcizia, e spesso d'elemosine. Alle « Nuove » furono radunati tutti i detenuti.
E' stato Questo il primo carcere ad avere le finestre senza le "bocche di lupo", ad essere dotato di un impianto di riscaldamento con "bocche dì calore" (Dopo i primi anni non si provvide più ad accendere le stufe e le "bocche" furono tappate). Per la prima volta un carcere ebbe l'impianto di fognature in terracotta, ancora funzionanti: Oggi si cerca di apportare delle modifiche per rimodernare tutto, ma occorrono milioni di cui non disponiamo».
Il direttore delle « Nuove » dott. Di Piazza ha dichiarato: «Nelle carceri di Torino vi sono circa 700 posti. Oggi i detenuti sono 900, ma abbiamo toccato punte di 1200. Dal luglio dello scorso anno ho incominciato la trasformazione del terzo braccio. I lavori sono fermi da ottobre per mancanza di fondi. E sì che abbiamo lavorato in economia adoperando come mano d'opera alcuni detenuti. L'unico braccio che sia stato rinnovato, con l'acqua e il servizio in ogni cella, è quello femminile. Devo aggiungere che il centro clinico e la scuola hanno raggiunto uno sviluppo d'avanguardia. Ma tutto il rèsto lascia a desiderare».
Ed ecco il parere di tre legali. Avv. Alfredo Nova: « Il problema va inserito in quello più vasto dell'amministrazione detta Giustizia. Le "Nuove" sono oggi un edificio inabitabile. Bisogna abbatterlo e ricostruirlo con vedute più moderne. Sono pure insufficienti le stanze per i colloqui ». Avv. Bruno Segre: « Il carcere è diventata un'istituzione inutile. I detenuti dovrebbero essere avviati a campi di lavoro obbligatorio. Sarebbero utili in un paese come il nostro, sovente devastato dalle alluvioni o dai terremoti. Per sgomberare le macerie da Scopje il governo jugoslavo ha usato dei prigionièri ». Avv. Geo Dal Fiume: « L'edificio va rifatto con criteri nuovi. E' inutile spendere soldi in rappezzi che non risolvono i problemi. Anche il regolamento deve essere rifatto con un altro spirito improntato ai più recenti studi ».
La Stampa, 17 luglio 1968