LECCE – Un’idea unica, e innovativa nel panorama italiano: l’Ordine degli architetti ha lanciato il concorso nazionale d’idee per la progettazione degli arredi destinati agli istituti penitenziari.
Il progetto nasce dalla collaborazione, inedita, con la Casa circondariale di Borgo San Nicola e l’Università del Salento e gode del patrocinio del Consiglio nazionale architetti, sostenuto da Fondazione Bpp e AnceLecce.
Il concorso è nato nell’ambito del Protocollo d’intesa del 2015 e si pone l’obiettivo di “umanizzare” gli spazi detentivi, restituendo dignità ad un luogo di pochi metri quadrati (quindi ad una cella standard) per migliorare la qualità della vita.
Sono queste le sfide che “Six square meters_Persone, luoghi, dignità. Una nuova idea di arredo per gli spazi detentivi” lancia alla comunità nazionale degli architetti e dei designers.
Il concorso d’idee del genere promosso dall’ordine e dal ministero di Grazia e giustizia è stato elaborato all’indomani della sentenza Torreggiani con cui la Corte europea dei diritti dell’uomo, lo ricordiamo, aveva condannato l’Italia per le condizioni disumane delle carceri.
Il progetto si avvale della ricerca condotta nell’università del Salento dall’équipe guidata dai docenti Carlo Alberto Augieri e Anna Maria Rizzo, e ha come fine l’avviamento di una vera e propria linea produttiva di arredi. Coniugando, in un unico logo, la qualità del progetto e della produzione con un obiettivo sociale e occupazionale, anche ai fini del reinserimento sociale.
Il bando è scaricabile all’indirizzo htpps://www.concorsiawn.it/six-square-meters- ed il concorso si chiuderà il 2 luglio. La conclusione dei lavori della giuria è prevista per il 30 luglio. Proclamazione del vincitore entro il 17 settembre alla quale seguirà la manifestazione finale con presentazione di tutti i progetti partecipanti.
“L’invito che rivolgiamo alla comunità nazionale e internazionale - dice Rocco De Matteis, presidente dell’Ordine - nasconde una sfida ancora più ampia: tornare a riflettere sul ruolo sociale della nostra professione e sulla centralità che l’architettura deve essere capace di riconquistare se abbiamo veramente a cuore la qualità e l’autorevolezza del nostro ruolo e la qualità degli spazi che siamo chiamati a progettare, di qualsiasi natura essi siano”.
“Il progetto - aggiunge Rita Russo, direttrice della Casa circondariale di Lecce - rappresenta il risultato di un approccio consapevole e qualificato al problema delle carceri e della condizione detentiva in Italia, affrontando un tema che non può essere sottovalutato rispetto alla problematica del sovraffollamento”.
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