Interrogazioni in Parlamento. Il ministro risponderà alla Camera sulle carceri
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STORIA Interrogazioni in Parlamento. Il ministro risponderà alla Camera sulle carceri 16/04/1969 

Numerose interrogazioni e interpellanze sulle agitazioni nelle carceri sono state presentate ai ministri della Giustizia e dell'Interno.

I senatori Banfi e Zuccaia, del psi, si sono rivolti a Gava chiedendogli se è a conoscenza che negli ultimi 20 anni si sono ripetute proteste contro «l'insufficienza del vitto, e in molti casi contro le disastrose condizioni logistiche ed ambientali degli istituti di pena, oltre che contro le prolungate detenzioni preventive e le altre norme di vita carceraria ».

I parlamentari vogliono sapere i motivi che hanno impedito «l'adozione di provvedimenti atti a modificare il regime carcerario e a prevenire le esplosioni dì violenza e di protesta». Chiedono anche di conoscere quali programmi sono «in corso di attuazione per l'edilizia carceraria» e quali provvedimenti intenda prendere il governo «per migliorare le condizioni di vita dei detenuti ».

Anche i deputati del psiup Libertini Amodei e Canestri hanno chiesto di conoscere il giudizio del governo sulle cause della rivolta del detenuti e «la natura e i metodi dell'azione repressiva adottata dalle forze di polizia». Il sen. Maris (pei), dopo aver rilevato che il sistema carcerario ha una struttura vecchia nelle leggi sostanziali delle procedure, ha detto: « Il governo, è vero, ha presentato fin dalla scorsa legislatura un progetto che, decaduto, è stato nuovamente ripresentato con alcuni emendamenti, fra i quali alcuni del mio gruppo; nel disegno di legge vi sono norme che dovrebbero realizzare nuovi rapporti tra il condannato e il personale e dovrebbero condurre ad un nuovo rispetto della personalità del recluso ».

II provvedimento sulle carceri al quale si riferisce il parlamentare del pei giunge dopo otto anni all'esame del Parlamento: i 150 articoli originali sono stati ridotti d'una cinquantina, poiché è stata stralciata tutta la parte che riguarda la prevenzione della delinquenza minorile, e per la quale sono state presentate norme già all'esame alle Camere. La riforma si basa su due principi fondamentali: l'affrancamento del condannato da ogni crudeltà e la sua riabilitazione sociale. Per quest'ultima, sono previste l'istruzione professionale, la psicoterapia e le cure mediche. Il progetto stabilisce la distinzione fra detenuti condannati o imputati in custodia preventiva e il rigoroso rispetto per la loro personalità.

Attualmente, nei 269 istituti di pena, si trovano 36 mila persone, 15 mila in attesa di giudizio. Circa l'80 per cento delle carceri ha attrezzature igienico sanitarie; in 28 « centri-pilota » (fra cui Roma, Milano, Torino, Trento, Palermo e Pisa) funzionano complessi medico-chirurgici. Nella capitale e a Milano sono stati creati gabinetti radioscopici, stratigrafici, craniografie! ed apparecchiature per l'elettroencefalogramma ed elettrocardiogramma.

Alla fine del 1967, poco meno della metà delle prigioni risultava fornita di impianti di riscaldamento.

Nei prossimi giorni la Camera dovrebbe occuparsi delle rivolte, quando discuterà la riforma dei Codici che è una delle principali rivendicazioni dei carcerati.

La Stampa, 15 aprile 1969


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